Storia di Roma di Ettore Pais

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      31 CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL* INTERV. DI PIRRO.
      racconto livinno, che solo ci informa per i particolari successivi, Publilio pose l'assedio alle due città in modo da impedire che si recassero mutuo soccorso. E poiché a Roma parve conveniente che Publilio continuasse a dirigere le operazioni militari, sebbene fosse per scadere il termine del suo comando, per accordo fra il senato ed i tribuni della plebe, si stabilì che derogando alle vecchie norme costituzionali, gli venisse per la prima volta prorogato l'imperio militare con l'ufficio di u proconsole (*) Napoli però non venne presa con la violenza. I Sanniti, che in numero di quattromila accanto ai due mila Nolani, custodivano la città o le due vicine città, con il loro aspro ed iniquo contegno indussero i cittadini a porgere gli orecchi a più miti consigli. Tanto più che nel fatto si mostravano vani gli aiuti promessi dai Tarantini, i quali dapprincipio avrebbero contribuito a far si che i Napoletani non avessero udite proposte di pace.
      Nel 326 a. C. infatti per opera di Carilao e Nimfio, ossia dei due magistrati della città o delle due città vicine, il proconsole romano sarebbe riuscito a far penetrare un distaccamento dei suoi comandato da un L. Quinzio, in quella parte più alta che era tenuta dai Sanniti. Sotto pretesto di fare una scorreria marittima sulle coste del Lazio, i Sanniti erano stati infatti ad arte condotti di notte sulla marina. Anche i Nolani, vistisi traditi, uscirono per la porta opposta a quella per la quale erano entrati i Romani. (2) Livio dichiara però di conoscere una tradizione diversa, che egli giudica del resto erronea. Secondo tale versione i Sanniti stessi avrebbero consegnata la città ai Romani; ma a favore della redazione, che reputava preferibile lo storico patavino, fa valere l'autorità
      di Livio. Si aggiunga che Dionisio accenna a guerre e ad alleanze con altre città marittime, di cui in Livio non v'è ricordo e che nel seguito dei suoi estratti si
      7 efa parola di vari altri particolari notevoli e fondamentali, come dei Cumani accolti a Napoli, ib. 6, di cui in Livio non vi è affatto traccia. Le parole liviane sulla pestilenza del 327, si riferiscono a quella del 331 a. C. v. s. p. 313 sg.
      Liv. Vili. 23. 2; cfr. 26, 7: * prorogatio imperii non ante in nllo facta cfr. Act. Triumph. ad a. 326 a. C.
      2) Questi particolari topografici sono dati dal solo Livio; sul loro valore v. ol re nel corso di questo capitolo.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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