Storia di Roma di Ettore Pais

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      LA GUERRA CONTRO I SANNITI. PAPIO BRUTULO
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      Gli ambasciatori Sanniti si erano recati a Roma con il proposito di ottenere pace. Ma avendo appreso dalla stessa voce dei Romani che non l'avrebbero ottenuta se non a patto di riconoscere la supremazia loro, se ne partono senza nulla aver concluso. I Romani deliberano allora di fare una guerra a tutta oltranza e senza dar quartiere contro i Sanniti che considerano fedifraghi e fuori del diritto comune. Perciò l'esercito sotto la guida di T. Ve tu rio e Sp. Postnmio, parte per la guerra senza recare seco i feziali. (*) I Sanniti alla loro volta esasperati, per non aver conseguito una pace onorevole, deliberano di vendicarsi ed eleggono a duce supremo C. Ponzio tìglio di quell'Erennio che era fra essi celebrato per la sua saggezza. Si viene a cognizione che i consoli romani con il loro esercito sono a Calazia, e per mezzo di dieci soldati travestiti da pastori, che pascolano le greggie in diversi punti, si fa credere ai Romani che i Sanniti si trovano lungi e precisamente nell'Apulia, dove assediano Lucerà. Con quest'artificio si inducono gli incauti consoli a correre in aiuto dei buoni e fedeli soci Lu-cerini. Due vie conducevano a Lucerà, una più sicura, ma più lungaaequalis temporibus illis scriptor extat, quo satis certo auctore stetur „. Gli Acta Triumph. per il 322 a. C. hanno: u L. Fulvius L. f. L. n. Cnrvus cos. ann. CDXXXI de Samnitibus Qniriualibus (=27 Febbraio;, Q. Fabius M. f. N. n. Maxinius Rullian. ann. CDXXXI, cos. de Samnitibus et Apuleis XII. K. Mart. „
      (*) Il più superficiale esame di Livio, Vili, 37, 2; 39, 10 sq. mostra che la guerra sannitica del 322 si collega direttamente con la fine di quella del 324, saltando la guerra variamente narrata dal 323 (il 324 è uno dei quattro anni dittatori, che mancano a Livio) e che la pace chiesta nel 322 è un'espiazione della rottura dei patti dopo la pace conclusa dopo la vittoria di Papirio Cursore. Livio, Vili, 39, 15 per il 322 dice solo vagamente che accettarono bensì i prigionieri, ma rifiutarono ciò che non riconobbero esser stato loro tolto in guerra e che: ceterarum rerum irrita fuit deditio „; cfr. IX, 1, Appiano, 6. Stmn. 4, (cfr. Cass. Dio, fr. 36, 8, p. 97 sq. 13) porge notizie più logiche e coerenti, ove dice che gli ambasciatori dei Sanniti, pur essendo pronti ad accettare le altre condizioni non vollero fare una deditione anziché un'alleanza. Perciò, dopo aver riscattato i loro prigionieri se ne partirono. I Romani alla loro volta stabilirono rompere le relazioni internazionali con i Sanniti e àarcovSov xa£ àxr^puxxov tcóàsjjlov aùxols ttoXs,JL6ìv £0)g xaxà xpixog è^éXcoai; sui feciali v. àpp. I. c. 4, 5; Liv. IX, 5. Che i Romani avessero abusato ad ogni modo della loro superiorità del momento accettando i propri prigionieri è detto nella versione di Dione Cassio, nella quale è però affermato che ai Romani i legati dei Sanniti parvero àTwtaxo:... stvat.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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