Storia di Roma di Ettore Pais
I ROMANI ALLE FORCHE CAUDINE
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fra i legati dei consoli, il quale mostra come sia vana la speranza di poter sfuggire alla morte con una coraggiosa difesa. C. Ponzio pretende si stipuli un trattato di pace e di alleanza ai patti sopra indicati; ma i Romani dichiarano di non poterla conchiudere senza autorità del senato e del popolo e senza le sacre cerimonie, che dovrebbero compiere i loro feziali, che, trattandosi di una guerra inespiabile e ad oltranza, non avevano condotto seco. Si impegnano a far la pace per via di " sponsio, „ ossia di promessa garantita dalle proprie persone e dalla consegna di ostaggi, ma subordinata ad un'ulteriore ratifica. La garantiscono i consoli, i legati, i questori, i tribuni militari, in tutto venti persone, e come ostaggi si danno seicento cavalieri. (*) Passano tutti nudi sotto le forche; i riottosi vengono anche uccisi. In così vergognoso aspetto i vinti giungono a Capua, dove, contrariamente alla loro aspettazione, sono accolti con benevolenza e provvisti di armi e di viveri. Senonchè i consoli reduci in patria si vergognano di mostrarsi e non agiscono quali magistrati. Sono costretti a nominare un dittatore perchè si tengano i nuovi comizi ed è fatto tale un Fabio a cui succede, non essendo stato creato secondo il rito, un Emilio. Ed a costui, per ragioni non riferite, succedono gli interré Fabio e Valerio, il quale crea i consoli Q. Publilio Filone e L. Papirio, i due futuri rivendicatori del nome romano. Si delibera in senato sulla pace per la quale si erano impegnati i consoli. I tribuni della plebe L. Livio e Q. Melio dichiarano che debba essere ratificata, e che essi stessi non meritano pena se, avendola pur contrattata, con tal mezzo riuscirono a salvare un intero esercito. Il console Postumio propone invece che egli, insieme agli altri " sponsores „ venga consegnato ai Sanniti quale " uoxa, „ come colpevole di aver promesso ciò che si poteva supporre non sarebbe mai stato confermato dal senato e dal popolo. Con la propria vita essi espieranno la turpe pace; i Romani, dice egli, saranno così liberi di agire come vorranno e di rivendicare l'onore delle armi. Il magnanimo sacrificio di Postumio è Iodato e si accetta il suo avviso. Abdica insieme al collega e conx) Liv. IX, 5 sqq.; App. Samn. 4; Ibcr. 83
Pais, Storia di Roma. Voi. i. - Parte ii.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (432/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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