Storia di Roma di Ettore Pais

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      394 CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL* INTERV. DI PIRRO.
      Sora sarebbero mossi M. Petelio e C. Sulpicio, i consoli deiranno 304 a. C., e sarebbero riusciti nel loro intento con il tradimento. Duecentoventicinque Sorani, reputati autori della defezione, sareb-
      ^oyyjv aiayv6vv;g. Che la versione accolta da Livio cerchi occultare codesta sconfitta risulta dalle parole: tt non caedes, non fuga alterius partis, sed nox incertos,
      vieti victorique essent, diremit „ IX, 23, 5.
      *
      E degno di nota, che, dal racconto di Livio, e di Diodoro, non si ricavi con certezza dove fosse codesta località' detta u Lautulae Secondo Diodoro tale battaglia avviene iu occasione dell'esercito mandato dai Romani contri i Sanniti, in seguito ad una guerra sorta per il possesso delle città dell'Àpulia, xoo 5s TtoXéuot) Ttspì zig èv 'ATCooXCqf 7tóXst£ o'JVsaxóòTog, e, dopo aver narrata la fuga di Lautule, aggiunge che i Romani preoccupati dalla piega della guerra in Apulia, fondarono la colonia di Luceria. Secondo il testo di Diodoro pertanto Lautule dovrebbe cercarsi presso PApulia. Stando a Livio, vi erano due narrazioni, secondo le quali Aulio sarebbe perito presso Saticula ovvero a Lautule, e di codesta ultima località si fa menzione a proposito della marcia dell'esercito romano dal Sannio e dall'Apulia verso Sora, la quale era stata presa dai Sanniti. Se non che avendo saputo che i Sanniti tenevano loro dietro, vanno ad essi incontro a Lautule, e dalle angustie in cui si trovano in quel paese, sono salvati dal dittatore Fabio, e dopo di ciò ritornano sulla via di Sora. Sia se Lautule, di cui qui si parla, è la località ricordata altrove da Livio presso Tarracina, la quale era appunto saltu angusto inter mare ac montis, „ Liv. VII, 39, 7, non si comprende come i Romani ed i Sanniti ci si potessero trovare in una marcia dall'Apulia e dal Sainnio verso Sora.
      Che Livio segua due redazioni diverse appare tanto da ciò che egli racconta rispetto alla morte di Aulio, quanto dal fatto per due volte consecutive, narra l'assedio di Saticula e dì Plistica, IX, 21; 22. E con ciò coincide la circostanza che, poco prima, per due anni successivi, ripete lo stesso racconto circa la dedizione dell'apula Teano (v. s. p. 391, n. 1); e ciò ci viene confermato da anteriori e costanti duplicazioni dello stesso genere. Abbiamo anzi le prove di una terza e persino di una quarta versione. Velleio, I, 14, 4, afferma infatti che Saticula fu dedotta nel 322 insieme a Suessa Aurunca; ma Suessa Aurunca, stando a Livio, IX, 28, fu dedotta nel 313. E nel 313 infatti, secondo la fonte di Festo, s. v. p. 340 M, Saticula fu dedotta dai triumviri: 44 M. Valerius Corvus, Iunius Scaeva, P. Fluvius f Longus ex s enatus) c(onsulto) k(aleudis) Ianuaris „. Questa ultima indicazione cronologica è del resto sospetta, e pare essere stata escogitata dopo il 153 a. C. quando l'anno ufficiale fu trasportato dal 1° Marzo, al 1° Gennaio.
      Senza dubbio è più autorevole e veridico il racconto diodoreo; ma come dimostra il relativamente diffuso episodio sulla morte gloriosa di Aulio, codesta sua fonte non era sempre, come oggi si ammette dai critici più autorevoli, una secca ed arida narrazione. Diodoro in questo caso trova un particolare che gli pare degno di essere narrato e lo raccoglie; viceversa non si cura


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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