Storia di Roma di Ettore Pais

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      406 CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL* INTERV. DI PIRRO.
      attaccata dagli Stati dell'Etruria. Livio parla bensì di una vittoria del console, ma si esprime in tali termini da lasciar supporre che gli Etruschi fossero stati tutt'altro che vinti. (*) Costoro anche per l'anno seguente (310 a. C.) continuano ad assediare Sutrio, alla cui difesa corre il console Q. Fabio, il quale dà loro una terribile sconfitta, e delibera di perseguitare i fuggiaschi al di là della fitta e terribile selva Ciminia. Questa non era stata ancora percorsa da piede romano, ed intorno a lei non sapevano dar notizie nemmeno i mercanti. Occorreva pertanto conoscere il vero stato politico dei paesi posti al di là di essa. Un fratello del console (si disputava però fosse un Claudio od un Fabio), non ignaro della lingua etnisca, accompagnato da un servo, sotto abiti pastorali, avrebbe osato spingersi per paesi o sconosciuti o nemici. Sarebbe giunto sino agli Umbri di Camers, e quivi, osando dichiarare apertamente la sua nazionalità, avrebbe richiesta ed ottenuta promessa di aiuto contro gli Etruschi comuni nemici. Il console Q. Fabio, avuto di ciò certezza, non teme ormai attraversare la foresta, supera la punta del monte Ciminio, e depreda le terre vicine; dopo la vittoria riceve l'ambasciata dei legati del senato e di due tribuni della plebe, a lui spediti per vietargli di attraversare la selva pericolosa e temuta. Fabio ha con ciò attirato sempre più contro di se le ire degli Etruschi, e per giunta quelle dei finitimi Umbri; ed i nemici accorrono più che inai numerosi all'assedio di Sutrio. Ma il valoroso romano affronta coraggiosamente il pericolo, sorprende i nemici ancora addormentati nell'accampamento, e ne mena strage; ne periscono o ne sono fatti prigionieri sessantamila. (2) Secondo alcuni
      (*) Liv. IX, 32; si notino fra l'altro le parole: * nullo umquam proelio fugae minus nec plus caedis fuisset, ni obstinatos mori Tuscos nox texisset, ita ut victores prius quam vieti pugnandi finem facerent. post occasum solis signum receptui datum est; nocte ab utroque in castra reditum Con il racconto liviano, che tenta occultare un insuccesso da parte dei Romani, non si concilia in nessun modo la versione degli Atti Trionfali, che per il 311 a. C. ricorda un trionfo del console Q. Emilio sugli Etruschi.
      (2) Liv. IX, 35 sqq. Sull'audace esploratore Livio, 36, 1, dice: * tnm ex iis, qui aderant, consulis frater M. Fabius — Caesouem alii, C. Claudium quidam matre eadem qua consulem genituni tradunt — speculatum se iturum professus


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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