Storia di Roma di Ettore Pais

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      CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL* INTERV. DI PIRRO.
      Notevole per imprese militari è Tanno 308 a. C. in cui sono consoli Q. Fabio, l'eroe del 310, e P. Decio, che di lui era stato legato nella guerra sannitica di quell'anno. Decio muove contro gli Etruschi che sono vinti. I Tarquiniensi chiedono ed ottengono la consueta tregua di quaranta anni, ed i Vulsiniensi perdono alcune delle lorozione dei popoli Sarrasti abitatori delle rive del Sarno, Vero. Aen. VII, 738, alla testa dei quali stavano i Nucerini, v. Polyb. Ili, 91, 4; Conon apd Serv. ad Aen. VII, 738; cfr. Beloch, Campanien, p. 239 sg.
      Le spedizioni navali a cui si accenna da parte dei Romani trovano conferma in quanto si dice a proposito di quelle che i Sanniti avrebbero inteso fare contro le città del Lazio, al tempo dell'assedio di Neapolis, Liv. Vili, 26, 1. Le parole liviane: a non oram modo maris sed ipsi urbi propinqua loco depopula-turum „ fanno anzi pensare alla isolata notizia di Strabone, V, 232, dove parlando di Lamento, di Àrdea e del vicino tempio di Venere dice: laimxat 8* sn-ópfrrjaav icòXstTisxaC jjlsv t^vyj tióXscdv. Tuttavia a me sembra che in quest'ultimo passo si debba piuttosto vedere un'allusione alla guerra civile dell'età di Siila, durante la quale i Sanniti devastarono realmente varie regioni dell' Italia e giunsero sino alle porte di Roma. Strabone infatti, più che ad altro, si riferisce ai fatti dell'ultimo secolo della repubblica da lui esposti nella sua opera storica, di cui la sua geografia non era in generale che un richiamo ed un'illustrazione. Che durante la guerra civile sillana, città del più antico Lazio siano perite, ci è attestato (v. ad es. App. b. c. I, 94; Flor. II, 9; cfr. M031M-sen, ne\V Hermes y XVII 1882), p. 44, sg.) Stando a Lucano, VII, 391 sqq. della desolazione del Lazio sarebbe stato motivo la guerra civile cesariana; ma da Cicerone, prò Piando, 9, 23, apprendiamo che la causa del male era più antica.
      Ha invece tutto l'aspetto di un'aggiunta posteriore il lungo racconto della nomina del dittatore Papirio, racconto che sta a riscontro a quello già sopra riferito sulla vittoria di Inbrinio, che vedemmo ignota ad alcuni annalisti (v. s. p. 380). Circa il confronto delle gesta del 310 con quelle di Iunio del 311 e di Papirio nel 293, in cui un Iunio Bruto è detto legato, v. Liv. IX, 31 ; X, 38 sqq.
      Le notizie sulle armi sannitiche e sull'uso fattone dai Campani, Liv. IX, 40, 16, trovano un riscontro in quanto Cicerone, ad Att. VII, 14. 2; Cesare, b. c. I, 14, e sopratutto Strabone, V, p. 250 C; Silio Italico, XI, 51 sqq., dicono sui ludi gladiatori di Capua. Ed occorre appena ricordare che Spartaco ed i suoi compagni fuggirono appunto da Capua. Livio, IX, 40. 3, parlando dell'armatura sannitica, fra l'altro dice: * spongia pectori tegumentum, et sinistrum crus ocrea tectum; galeae cristatae cet. „ II particolare dell'ocrea che copre solo la gamba sinistra (che richiama alla mente il costume degli Ernici di andare scalzi col pie sinistro, Vero. Aen. VII, 689, sq.), si nota nel rilievo di una inscrizione beneventana (CIL. IX, 1671), che rappresenta appunto un gladiatore sannita. E noto come delle cospicue armi dei gladiatori detti Sanniti si conservino notevoli esemplari nel museo di Napoli.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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