Storia di Roma di Ettore Pais
GUERRA CON I MARSI E CON GLI EQUI.
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Nell'anno seguente, 301 a. C., i Marsi, ai cui confini era già stata imposta la colonia di Carseoli, si ribellano e sono vinti da un dittatore, il cui nome era già incerto, il quale su loro prendeaveva, cfr. XX, 105). Livio alla sua volta racconta che, dopo aver tentato pressoché tutte le coste destre e sinistre dell'Adriatico, Cleonimo, giunto allo sbocco del Medoaco dette il guasto alle terre dei Patavini, i quali fatta un' uscita lo sconfissero e lo obbligarono a partire dopo aver distrutto circa quattro quinti della flotta di lui. Livio aggiunge che v'erano ancora al tempo suo di quelli che si rammentavano di aver visto i rostri delle navi di Cleonimo affisse al vecchio tempio di Giunone (costume che vediamo ricordato ad es. per il Pireo nel 318 a. C. Diod. XVIII, 75), ed aggiunge che si compieva annualmente una pugna navale sul Medoaco per celebrare la vittoria su quel principe avventuriero.
Notizie cosi ampie da parte di Livio, sebbene si riferiscano ad un greco, si spiegano agevolmente. Livio infatti non intende raccontare la storia di Cleonimo e di Taranto, bensì le gesta del u natio loco „. Per questa stessa ragione egli ricorda Padova al principio della sua opera, dove parlando della peregrinazione del troiano Enea e collegando l'origine della sua patria con quella di Roma, fa pure menzione dell'arrivo del troiano Antenore I (cfr. dove crede opportuno ricordare la sedizione dei Patavini nel 174 a. C. Liv. XLI, 27). Da memorie locali derivano naturalmente le notizie sulle zuffe avvenute fra i Veneti di Padova ed i seguaci di Cleonimo, al pari di quella che i Patavini erano sempre in armi in grazia dei vicini Galli (la presenza dei Galli è attestata dal Pseudo Scillace, 18, che rappresentando le condizioni politiche alla metà del IV secolo, fa parola dei Celti, à7ioA£i^0-évTs^ zf^ oxpatefag èizi oxsvajv {Jisx.pt \A5p£ou).
E invece chiaro, che, direttamente od indirettamente, derivano da scrittori greci le notizie di Livio, o della sua fonte, dove di Cleonimo si dice: u nulla regione maris Hadriatici prospere adita Ciò risponde per ogni lato a quel complesso di fatti, che le monche e scarse tradizioni ci permettono, in parte almeno, di integrare, dacché, come ho già cercato di far valere altrove, v. la mia Storia d. Sicilia e d. Magna Grecia, I, p. 590 sg., la Venezia fu una regione che ebbe non infrequenti contatti con la civiltà ellenica, sia che questa facesse sentire la sua benefica efficacia per mezzo delle navi di Taranto e di Corcira, sia per mezzo dei commercianti, che, valicate le Alpi Graie, percorrevano tutta la valle del Po.
Se Livio abbia seguito una data fonte greca piuttosto che un'altra, non abbiamo modo di determinare. Fra i nomi degli storici greci che si occuparono di codeste vicende, occorrono quelli dell'ateniese Diillo e di Psaone, che continuarono l'opera di Eforo. Di Diillo ci è espressamente detto (v. Diod. XVI, 14, 5; 76, 6; cfr. XXI, 5), che raccontava anche le gesta dei barbari di Occidente. Così è ovvio pensare a Timeo; e forse da costui deriva la notizia del Pseudo Aristotele, de mirah. aus. 78 (75); 110 (106), ove si parla di Gaio e di Aulo Peucezio, che
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (468/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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