Storia di Roma di Ettore Pais

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      LA GRANDE GUERRA SANNITICA DEL 296.
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      sero ragione quei tre annalisti, i quali affermarono che Claudio avesse realmente spedito la lettera con cui richiedeva di aiuto il collega. (l) Livio ad ogni modo accoglie la versione secondo cui la volontà dei due eserciti, e non le ragioni di guerra, avrebbero indotti i consoli a combattere di conserva contro gli Etruschi ed i loro alleati, i quali sarebbero stati vinti in una notevole battaglia, in cui Volumnio avrebbe dato prova di maggior coraggio del collega Àppio, il quale avrebbe votato il tempio di Bellona. (2) Un nuovo esercito Sannitico guidato intanto da Stazio Minucio invade l'agro Falerno e Vescino e vi fa ricca preda. Accorre L. Volumnio e lo supera non lungi dal Volturno; e ad impedire che i Sanniti rioccupassero quei luoghi e minacciassero di nuovo il territorio romano, il Senato dà l'incarico al pretore Sempronio di fondare le colonie di Sinuessa e di Minturne. (3) Ma da tali cure civili il Senato è poi distratto dalle lettere di Appio Claudio che lo avverte del grave pericolo che l'esercito romano corre in Etruria. Si creano consoli Q. Fabio e P. Decio, daccapo colleghi come nel 308; ed a L. Volumnio si proroga il comando per un anno, laddove al collega di lui Appio è data la pretura. Fra i plebei ed i patrici, sebbene Decio fosse stato indicato dello stesso Fabio, nasce contesa chi dei due debba conseguire l'onore di dirigere la guerra
      (*) Liv. X, 18, 7: 44 litteras ad collegam accersendum ex Samnio missas, in trinis annalibus invenio: piget tamen id certum ponere, cum ea ipsa inter consules populi Romani, iam iterum eodem lionore fungentis, disceptatio fnerit, Appio abnnente missas, Volumnio adfirmante Appi se litteris accitnm „ ; cfr. poco dopo 18, 10. Codesta contesa di Volumnio con Appio, al quale si riconosceva bensì la capacità forense, ma si negava l'attitudine alle armi, v. Liv. X, 19, 6, era riferita da Cassio Dione, fr. 36, 27, p. 104 B. La stessa osservazione si trova a proposito del consolato di Appio e di Volumnio nel 307, Liv. IX, 42, 4. Questo racconto è strettamente collegato con quello di Livio, X, 26, 5, sugli annalisti che non parlavano delle contese sorte fra i magistrati del 295 a. C.; cfr. anche Liv. X, 25, 12.
      (2) Liv. X, 19. Del tempio di Bellona per opera di Appio Cieco, fa menzione, Ovidio, fast. V, 299 sqq., secondo il quale sarebbe stato votato: u Tusco duello „. Per effetto di una delle consuete anticipazioni, dalla fonte di Plinio, NH. XXXV, 12, codesto tempio, insieme ai clipei su cui si leggevano i * titilli „ degli avi dei Claudi, venne attribuito ad Appio Claudio, al console del 495 a. C.
      (3) Liv. X, 20 sq.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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