Storia di Roma di Ettore Pais
LA BATTAGLIA DI SENTINO (295 A, C.)
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ogni modo, la tradizione comune accettata da Livio suppone che Roma si trovasse in un grave pericolo, e a difesa della città contro il pericolo di un'invasione gallica, si pongono due eserciti, uno nell'agro falisco, l'altro nel vaticano sotto il comando dei pro-pretori Gn. Fulvio e L. Postumio. I due consoli Q. Fabio e P. Decio si recano nell'agro di Sentino, al di là dell'Appennino, dove trovano riunite le forze degli alleati, e quivi avviene quella memoranda battaglia, che segna realmente il principio della egemonia romana su tutta la Penisola. Livio ce ne porge una descrizione particolareggiata; parla di vari prodigi e dell'olocausto che della sua vita fece il console Decio, simile in tutto a quello di suo padre alla battaglia di Veseris; accenna minutamente alla disposizione degli eserciti ed alla morte di Gellio Egnazio. Ma giunto in fine conferma che anche questo grande fatto d'arme era raccontato in modo affatto diverso dai vari autori. (2)
tradant, nec tantum cladis acceptum, et circumventis pabulatoribus cum L. Manlio Torquato legato Scipionein propraetorem subsidium e castris tulisse, victoresque Umbros redintegrato proelio victos esse, captivosque eis ac praedam ademptam. similius vero est a Gallo hoste quam Umbro eam cladem acceptam, quod cum saepe alias tum eo anno Gallici tumultua praecipuus terror civitatem tenuit „. (Sul valore di quest'ultima osservazione di Livio diremo a suo luogo); cfr. invece X, 29, 5: superveriunt deinde his restituendis pngnam L. Cornelius Scipio et C. Marcius cum subsidii cet. „ Questa disfatta di Scipione sarebbe avvenuta u ad Clusium quod Camars olim appellabant „ Liv. X, 25, 11, e poco prima si dice l'esercito dei nemici si trovava u ad oppidam Aharnam „ 25, 4, vale a dire nel territorio di una città posta presso Perugia, cfr. Plin. XH. Ili, 113. Polibio, II, 19, 5 dice che la sconfitta romana jjlst* òXiyag fj(xspag avvenne ev xtj Ka»ispX'-a)v X^p?, e ad essa fa succedere la vittoria di Sentino. Sui rapporti fra Camars e Clusium v. oltre.
0) Liv. X, 26, 15; 30, 1; cfr. Front. I, 8, 3.
(2) Nella narrazione liviana, X, 23, 3, si parla bensì di molti prodigi che spaventarono la città durante il 296, e si accenna a quelli che avvennero anche nel 295, X, 31, ma non si fa di essi speciale menzione. All'opposto dei prodigi che atterrirono i Romani prima della battaglia di Sentino, possediamo una narrazione diffusa in Zonaba, Vili, 1. Cfr. il frammento di Cassio Dione, fr. 36, 28, p. 105, che mostra come quest'ultimo autore, anche per questa parte, non si limitasse ad attingere esclusivamente alla narrazione di Livio. In un estratto di Dionisio, XYI, fr. 16, 2, si parla di prodigi; ma non è chiaro se si accenni quella del 295. Quanto Livio, X, 31, 8 dice rispetto al 295: u et in exercitu Ap. Claudii plerosque fulminibus ictos nuntiatum est „ corrisponde a quanto Dionisio, XYI,
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (478/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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