Storia di Roma di Ettore Pais
450 cap. vili. « dalla resa di napoli all'lnterv. di pirro.
Galli, uniti poi con gli Umbri e con gli Etruschi. Occasione e pretesto alla guerra fra i due popoli non tarderanno a presentarsi. L'occupazione di Turio per parte dei Romani era stato un colpo così forte alla politica di Taranto che questa, pur serbandosi in apparenza amica, cominciò ad apparecchiarsi alla vendetta. Gli uni sospettavano delle intenzioni degli altri. Ad una flottiglia romana che andava percorrendo le coste tarantine furono attribuiti fini ostili; essa venne assalita; lo stesso ufficiale che la comandava fu ucciso. I Tarantini governati ormai dal partito democratico muovono pieni d'ira contro Turi, a cui non sapevano perdonare d'essersi data in balia dei Romani; ne cacciano gli aristocratici, depredano la città ed obbligano il presidio romano a partirsene. Ad offese si aggiungono nuove offese: L. Postumio, capo dell'ambasciata romana inviata a chiedere soddisfazione, perchè male si esprime in greco, è deriso nel teatro dove gli era stata concessa udienza; per giunta le sue vesti sono turpemente imbrattate. A vendicare tali onte i Romani, dopo aver daccapo vanamente tentato le vie diplomatiche, ricorrono alle armi. I Galli, i Sanniti, i Lucani, i Bruzì, affrontano è vero le loro legioni; ma ciò non giova ai cittadini della corrotta Taranto, che le sue terre vede devastate con il ferro e con il fuoco.
Ad allontanare tanto flagello, come già per i passati decenni, allorché scomparso Archita, aveva ricorso al lacone Archidamo, ad Alessandro di Epiro, agli spartani Acrotato e Cleonimo, Taranto anche a nome dei Messapi, dei Sanniti, dei Lucani, invoca l'aiuto di Pirro d'Epiro, f1) L'invito non poteva giungere più opportuno.
(*) Le vicende di questa guerra più che dai compendi romani conosciamo in qualche particolare da frammenti di Cassio Dione, di Appiano ed anche di Dionisio. La vera natura delle relazioni fra Taranto e Roma, lo scopo che si proponeva la flottiglia romana percorrendo le coste tarantine, cercheremo investigare nel volume destinato alla ricostruzione. Qui basti rammentare che le fonti superstiti rispecchiano diverse redazioni, ma che noi non abbiamo sempre i dati per ritrovarne la genesi. Da un frammento di Cassio, p. 113 Boiss. Dione, fr. 39, 3; cfr. Djon. Hal. XIX, 9, si comprende solo che, come sempre in questi casi, la responsabilità della rottura degli accordi veniva reciprocamente addossata da una parte all'altra, e che le versioni che sono a noi pervenute tradiscono traccio di contaminazioni e di recente elaborazione letteraria. Quest'ultimo fatto prova,
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (497/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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