Storia di Roma di Ettore Pais
la guerra con taranto. l'intervento di pirro.
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Le vecchie relazioni dell'Epiro con le città della Magna Grecia e della Sicilia, soprattutto poi con Taranto, il matrimonio con Lanassa, figlia di Àgatocle, che a Pirro aveva un tempo recato in dote l'isola di Corcira, l'abilità acquistata da questo principe sui campi di battaglia, in cui s'era rivelato uno dei più illustri campioni della scuola sorta per opera di Alessandro il Grande, infine la circostanza che di recente Pirro aveva perduto il trono della Macedonia, davano adito alla speranza che, volgendo costui esclusivamente le sue mire all'Occidente, sarebbe riuscito più fortunato dei suoi predecessori. Recandosi sulle coste della Magna Grecia il re d'Epiro sperava realizzare ciò che da un lato aveva concepito Alessandro il Molosso, dall'altro il corinzio Timoleonte. Fondare un grande impero ellenico in Occidente, cosi come il grande macedone aveva fatto in Oriente, doveva certo essere un'idea accarezzata dalla pubblica opinione fra i Greci. E si capisce come l'interesse personale facesse sì che i re più potenti, come Antigono, Antioco e Tolomeo Cerauno, aiutassero sia pur cautamente di uomini, di denaro, di navi il temuto rivale. Se non che la dura esperienza doveva insegnare che Cartagine non era ancora un organismo logoro, e che l'avvenire politico e l'egemonia del mondo, anziché alle degenerate stirpi elleniche, ormai spettava alle vergini energie del popolo romano.
Rispetto alla storia delle interne contese procediamo per un terreno in apparenza sicuro, in realtà reso mal certo da molti particolari o dubbi od interamente falsi. Il fatto più notevole che tenga dietro alla pretesa abolizione dell'aspro diritto, che opprimeva i * nexi, „ abolizione che, a seconda delle diverse versioni, si fissava l'anno stèsso della resa di Napoli, 326 a. C. o qualche tempo dopo,
se non ini inganno, quanto si narra a proposito dell'ambasceria di Postumio a Taranto, e con l'esistenza di varie versioni si spiega come il capo dei Tarantini che eccita i suoi concittadini contro la flottiglia romana e che per i suoi cattivi costumi era sopranominato Taide, sia chiamato Ainesias da Dionisio, XIX, 4. 4, Philocharis da Appiano, Samn. 7. Il magistrato navale romano è poi detto Valerio da Cassio Dione, fr. 39, 4, p. 114 B (cfr. Zona». Vili, 2), Cornelio da Appiano, /. c. Vi era adunque la solita divergenza sul nome delle genti; ed è ovvio pensare al Cornelio che nel 310 a. C. avrebbe infelicemente guidato una spedizione marittima sulle coste dei Nncerini, Liv. IX, 38, 2.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (498/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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