Storia di Roma di Ettore Pais

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      cap. vili. - dalla resa di napoli all'lnterv. di pirro.
      vale a dire dell'inchiesta del dittatore C. Menio (verso il 314-313 a. C.), (x) è la censura di Appio Claudio e del collega di lui L. Plauzio (312 a, C.) Compiuti i 18 mesi, al qual termine, secondo le norme della legge del dittatore Emilio promulgata sino dal 434 a. C., la censura sarebbe stata ridotta, L. Plauzio abdicò. Appio Claudio, ben lungi dal seguirne l'esempio avrebbe invece continuato a rimanere in carica, rendendo cosi celebri con il suo nome anche le gesta, che, come l'acquedotto Appio, erano in tutto od in parte opera del collega da lui tratto in inganno. Contro il contegno di Claudio protestano sette dei dieci tribuni della plebe, guidati da un P.Sempronio; mai rimanenti con la loro intercessione favoriscono il terribile patrizio, il quale la censura sua illustra con l'acqua condotta fino all'Aventino, con la via Appia diretta attraverso le paludi Pomptine e costruita con immenso dispendio, colmando valli, appianando colli, e che si diceva avesse fatto giungere sino a Capua. (2) Appio attende anche alla religione e rende pubblici culti
      0 V. s. p. 282 sgg.
      (2) Sulla " lex Aemilia „ e sul contegno di Appio rispetto ad essa, v. Liv. IV, 24; IX, 32, 2. Plauzio, il collega di Appio Claudio, secondo la fonte di Frontino, de aquis, 5, (che in ciò si trova d'accordo cou i Fast. Cons. Cap. ad a. 312 a. C. : * qui in hoc honore Venox appellatus est n), avrebbe avuto il cognome tf Venox „ dalla cura posta nel cercare le vene d'acqua allacciate all'acquedotto Appio, e sarebbe stato tratto in inganno dal collega. Stando a Livio, IX, 29, 7, l'acquedotto e la via ebbero nome dal solo Appio Claudio: a quia ob infamen atque invidiosain senatus lectioneni verecuudia victus collega magistratu se abdicaverat Secondo Diodoro, XX, 36, L. Plauzio si mostrò soggetto ad Appio Claudio: òtujxoov syu>v xòv auvapxovxoc.
      1 particolari relativi alla intercessione tribunicia mancano interamente in Diodoro, XX, 36, il quale la censura di Appio Claudio e di C. Plauzio, anziché al 312, come Livio, assegna al 310 a. C., data che in fondo non è più garantita di quella generalmente accolta del 312, ma che il Sieke, m. c. p. 6 sg., cerca dimostrare essere la vera. Diodoro dice che l'acqua Appia: arcò oxaSÉcov óy$o^xovxa xaxY]YaYsv X*JV 'Pwjivjv, che vi spese grande quantità di denaro senza decreto del Senato, e che della via Appia: xò txXsIov jiépoj Xlboig axe-peoìg xaxéaxpo>asv àie6 'Ptójivjs p.sxpt Kairjvjs, òvxog xoO Staaxyjjjiaxog axaS£a>v rcXsióvtov y] y^iXliòv, xaì xa)v xórcwv xoòg jjl$v òttepé^ovxocg Siaaxa^ag, xoì>£ £é (papayywSstg ri xoJXoog àvaX^iijjtaoLV àgtoXÓYOtg sgtacoaag. L'acquedotto, la via Appia, il tempio di Bellona sono le opere edilizie di Appio Claudio ricordate neWElog. X, CIL. I2, p. 192. Sulla via e sull'acquedotto v. anche Cic. prò Coelio, 14, 3, 4; Auct. de vir. ili. 34, 6.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




Menio Appio Claudio Plauzio Emilio Plauzio Claudio Appio Claudio Sempronio Aventino Appia Pomptine Capua Appio Aemilia Appio Appio Claudio Frontino Fast Venox Venox Appio Livio Appio Claudio Secondo Diodoro Plauzio Appio Claudio Diodoro Appio Claudio Plauzio Livio Sieke Appia SÉcov YaYsv X Pwjivjv Senato Appia XsIov Xlboig Ptójivjs Kairjvjs O Staaxyjjjiaxog Xsióvtov Xliòv Siaaxa Sstg JXoog XÓYOtg Appia Bellona Appio Claudio WElog Cic Coelio Auct Appio Liv Plauzio Stando Diodoro