Storia di Roma di Ettore Pais

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      cap. vili- - dalla resa di napoli all/lnterv. di pirro.
     
      Sanniti si decretarono le colonie di Minturne e di Sinuessa poste sulla via Appia a tutela delle invasioni sannitiche; Appio per parte sua innalzò il tempio di Bellona, (*)
      Nel 304 a» C. la cittadinanza romana sarebbe stata nuovamente commossa dai partiti, eccitati dal contegno di Appio Claudio, particolarmente in causa dell'edilità curale di Gii. Flavio. Era Aglio di un liberto, esercitava per mercede l'ufficio di scriba, e perchè creatura di Appio Claudio, il favore della plebe lo aveva fatto salire a tale ufficio, al quale invano si diceva avessero aspirato un Petelio ed un Domizio figli di consolari. (2) L'indignazione dei nobili sarebbe giunta al sommo, e per protestare contro tale avvilimento delle cariche cimili, avrebbero deposto i segni esterni del loro ceto. Gneo Flavio, stando all'annalista Calpurnio Pisone, per conseguire l'alto onore avrebbe giurato cessare di esercitare per compenso l'ufficio di scriba. Però su questo punto, come su tutte le altre grandi e notevoli imprese del favorito e seguace di Appio Claudio, correvano opinioni disparate, Licinio Macro negava ad esempio l'autenticità di questo ultimo aneddoto, dacché, secondo lui, Gneo Flavio, prima di ottenere l'edilità curule, sarebbe già stato tribuno della plebe ed uno dei triumviri notturni e delle deduzioni delle colonie. (3) Toglierebbe però peso all'affermazione di Licinio Macro
      (*) Liv. IX, 42, 4; X, 21; 22, 7. Su Sinuessa ed i Sanniti v. anche Liv. XXII, 14, 4.
      (2) Che Gneo Flavio figlio di un liberto fosse creatura di Appio Claudio e che con l'aiuto di lui avesse conseguito l'edilità curule, era affermato tanto dalle fonti di Diodoro, XX, 36, che di Livio, IX, 46. Il nome di Petelio e di Domizio è dato da Plinio, NIL XXXIII, 18, ed è una di quelle notizie di cui si trova traccia anche nelle fonti annalistiche di Livio, X, 9, 12, pure a proposito di un Doniizio. Livio in quest'ultimo luogo cita Calpurnio Pisone, e, per quello che pare, alla stessa fonte attinge Plinio. Questo risultato è confortato da un frammento di Calpurnio Pisone presso Gell. NA. VII, 9? 2, ove si narrano due aneddoti su Gneo Flavio riferiti pure da Livio. Mi accordo quindi su ciò con il Peter, veli. Jiist. Rom. p. 131, cfr. Muenzer, Beitraege zitr Quelle )\k ri tik der Naturgeschichte des Flinius (Berlin, 1897), p. 225; cfr. le note sgg.
      In Plinio, l. cGn. Flavio è addirittura detto u scriba Appi Caeci, „ così in Pomponio, apd Dig. I, 2, 2, 7.
      3) Liv. IX, 46, 1: * eodem anno (304 a. C.) Cn. Flavius Cn. filius scriba, patre libertino humili fortuna ortus, ceterum callidus vir et facundns, aedilis


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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