Storia di Roma di Ettore Pais

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      interne contese. lara della pudicizia plebea.
      mmulte indette a coloro che possedessero maggior quantità di terreno che dalla legge fosse permesso, e si accenna quindi ad una disposizione, che si riconnetteva con la pretesa legge Licinia del 367 a. C. sui cinquecento iugeri di terra. (*) Le contese fra i patrizi ed i plebei non scoppiano solo nel Foro e nella Curia, ina anche fra le matrone ed a proposito di sacri riti. Una Virginia, patrizia, si reca nel tempio della Pudicizia posto nel foro Boario, ma dalle altre matrone le è vietato di prender parte al rito, perchè divenuta sposa del console L. Volumnio, valoroso, è vero, ma plebeo. Ciò dà origine ad un alterco, durante il quale la gentil donna dichiara non vergognarsi del marito, quindi all'istituzione per opera di Virginia del culto della Pudicizia plebea, a cui dedica un'ara, in una parte dell'abitazione sua posta nel vico Longo. (2) L'ira del partito popolale si sfoga sempre più contro i patrici superbi. Dicemmo del processo intentato per due volte contro L. Postumio, il quale favorito, come nel caso di Appio Claudio, da soli tre dei dieci tribuni riesce nondimeno a trionfare. Però si raccontava che nel 290 venne condannato da tutte le tribù a pagare una grave multa. A ciò avrebbe contribuito l'essersi egli valso dell'opera dei legionari per coltivare i suoi vasti poderi. (3)
      Pochi anni dopo questo ultimo fatto, fra il 288 ed il 285, secondo la cronologia liviana, nasce la grave secessione, che conduce al completo riconoscimento dei diritti della plebe. Il nuovo movimentoHo poi sotto sopra indicate, p. 297, le ragioni per cui mi pare non meritino fede le notizie sui plebisciti di Publilio Filone del 339 a. C.; dei quali uno stabiliva: u ut legum quae comitiis centuriatis ferrentur ante initum sutìragium patres auctores fierent, „ Liv. Vili, 12, 15, ciò che sarebbe l'anticipazione della legge Menia di cui parliamo.
      (*) Liv. X, 13, 14: 4 eo anno plerisque dies dieta ab aedilibus, quia plus, quam quod lege finitum erat, agri possiderent. nec quisquam ferme est purgatus, vinculumque ingens inmodicae cupiditati iniectum est „.
      (2) Liv. X, 23.
      (3) Su Postumio, Liv. X, 37; Dion. Hal. XVII-XVIII fr. 5. Per il caso di Appio Claudio se il testo di Livio, IX, 31, 26: 4 adprobantibus sex tribunis actio-nem collegae tres appellanti Appio auxilio fuerunt, „ sia corretto, o se invece dalla tradizione fosse taciuto sul contegno di uno dei dieci tribuni, non oserei decidere. Preferirei però leggere u VII „ in luogo u VI


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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