Storia di Roma di Ettore Pais

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      468 CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL' INTERV. DI PIRRO.
      od anche a qualche più o men grave divario cronologico, ma intaccano la stessa sostanza del racconto; sicché dove alcuni parlano di vittorie, altri o dissimulano sconfitte, o di queste fanno, sia pur raramente, aperta parola.
      Se ci fosse pervenuta per intero una delle fonti o greche o latine usufruite da Diodoro, ovvero se Livio avesse citato più di frequente il nome degli annali, nei quali notò quelle divergenti versioni alle quali talora accenna, si potrebbe tentare di ristabilire le varie fonti e con ciò meglio determinare il valore e la genesi delle singole notizie. Pur troppo ciò non ci è concesso che in un numero assai piccolo di casi. Dobbiamo quindi limitarci spesso a guardare con occhio sospettoso il complesso delle informazioni pervenuteci, delle quali l'una tende a distruggere l'altra, senza avere il modo di precisare dove stia la verità. La semplice contrapposizione delle varie versioni e qualche osservazione che abbiamo reputato talora utile innestare sul racconto, ci dispensa dal fare la critica di ogni minimo particolare. Reputiamo invece opportuno istituire un esame un poco più profondo delle narrazioni più salienti, che ebbero l'immeritata fortuna di essere reputate sicure da quella che sogliamo chiamare tradizione comune od ortodossa della storia romana, e che perciò hanno trovato credito, ed in parte lo trovano tuttora, nelle opere storiche più autorevoli dell'età nostra.
      Il primo avvenimento esterno in ordine cronologico porge subito un esempio cospicuo di quanto abbiamo teste affermato. Secondo la versione liviana, il proconsole Publilio ottenne per accordi la città di Neapolis e con i Napolitani fece patto di amicizia. Non si comprende quindi come Livio stesso, poco dopo, aggiunga che a Publilio venne accordato il trionfo. Per giustificare questa disposizione non vale osservare che tale onore gli fu accordato in grazia dell'aver domato con l'assedio la città greca e dell'averla obbligata a richiedere d'amicizia i Romani,^) dacché, a parte altre considerazioni. non si comprende come si potesse trattare come amico un
      (*) Liv. Vili, 26, 7: 44 Publilio triumphus decretus, quod satis credebatur obsidione domitos hostes in fidem venisse


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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