Storia di Roma di Ettore Pais
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CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL INTERV. DI PIRRO.
anzi come ciò si fosse compiuto ancora prima delle guerre sanni-tiche del 327, e come ivi, prima ancora di codesto anno, fossero penetrati alcuni di quei Campani clie fondarono lo Stato di Capua. (x) Ma se è giusto riconoscere che il racconto liviano non contiene numerose inesattezze rispetto alla topografia, (2) è tuttavia il caso
(*) Che a Napoli, prima ancora delle ultime invasioni sannitiche, fossero penetrati Campani (come a Cuma ed a Capua ossia a Volturno v. s. p. 209 sg.) è detto da Strabone, V, p. 246 C, v. s. p. 480, n. 4. Che ciò si fosse verificato anche a Reggio apprendiamo dallo stesso Strabone, VI, p. 258 C. che discute se il nome di 'PVjy-cv derivasse dal verbo p^yvjjjLi, ovvero dall'epiteto di regia p grazie ai Sanniti partecipi della cittadinanza romana e che in Reggio avevano stanza. Popolazioni indigene e greche viventi assieme compaiono nella storia della fondazione di Megara Iblea, Thuc. VI, 4, e di Locri Epizefiria, Polyb. XII, 6. Condizioni analoghe presuppone il frammento sopra indicato di Aristosseno apd Athen. XIV, p. 632 a proposito dei Posidoniati viventi accanto ai Tirreni, od ai Romani (v. s. p. 442, n. 1), E le indicazioni a noi pervenute sulla storia della Magna Grecia per il secolo V e IV, per quanto monche, danno adito al ragionevole sospetto che ciò si sia verificato su per giù dappertutto, compresa Turi, cfr. Strab. VI, p. 263 C. Che se Livio, XXIV, 3, 12, ad a. 215 a. C. dice dei Crotoniati: u morituros se adfirmabant citius quam inmixti Brutiis in alienos ritns mores legesque ac mox liuguam etiam verterentur „ da codesta stessa narrazione, ib. § 9, come da ciò che Diodoro, XIX, 10, narra per il 317 a. C., appar chiaro che uno dei partiti di Crotone fraternizzava con i Bruzì, i quali dal 356 circa a. C. erano diventati uno degli elementi costitutivi di varie città greche situate sulle coste delle moderne Calabrie, v. Diod. XVI, 15. Ma di ciò nel corso dell'opera. Fra gli esempi di città formate da separati rioni abitati da popoli di diversa stirpe, qui basti citare Alicarnasso e Salmakis, v. Roehl, Insc. Gr. Aut. 500. L'esistenza di città di codesto genere porgeva già materia di considerazione ad Aristotele, poi. V, 2, dove esaminava le varie cause delle rivoluzioni.
(2) Certo nel racconto di Livio, VIII, 27 (cfr. anche Pomp. Mel. II, 121), v'è un errore dove si nominano Enaria e Pithecusae come due isole distinte; ed erroneamente egli parla di una sola u urbs, r Vili, 26, dove accenna ai Sanniti occupanti Palepoli. ed ai Nolani che stanziavano a Neapolis. Ma non oserei con tutta sicurezza affermare altrettanto rispetto alle parole: * Palaepolis fuit haud procul inde ubi nunc Neapolis sita est, „ Vili, 22, 5. La regione che oggi è detta Pizzofalcone, ai cui piedi si trovava il monumento di Partenope, dove infine esisteva Palepoli, veilne, almeno in parte, inclusa nella immensa villa di Lucullo, Varr. d. d. r. Ili, 17, 9; Plin. XII. IX, 160; Plut. Lite. 39. Nel luogo dove questa era esistita, come appare da documenti di età posteriore, cfr. Beloch, Campanien} p. 82; Cocchia, nell'arci, stor. nap. XII (1889), p. 42 estr., sorse poi un u castrimi Lucullanum r. La villa di Lucullo finì per diventare una fortezza e non v'è nulla di strano che un castello diroccato ed un vecchio e decadente quartiere
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (529/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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