Storia di Roma di Ettore Pais

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      CRITICA DELLA PRESA DI NAPOLI.
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      di domandarci con quanta verità le fonti da lui giudicate più autorevoli affermassero che la resa della città era stata fatta dai Napoletani anziché dai Paleopolitani, ovvero da altri si affermasse che di una tale resa il merito spettava ai Sanniti. Questa domanda è tanto più legittima inquantochè lo storico padovano asserendo che la capitolazione fu concertata di comune accordo fra Carilao e Nimfio, i due capi della città, ossia come notammo testò, fra i rappresentanti dei due elementi greco e campano, presuppone una versione diversa da quelle due delle quali fa parola. Sorprende constatare come egli dica che la guerra fu fatta ai Paleopolitani e taccia intorno ai Napoletani. E pur convenendo con lui sull'esistenza di due parti di un solo Stato, può sempre domandarsi se ufficialmente i Paleopolitani avessero esercitato un'azione politica internazionale distinta da quella dei Napoletani con i quali venne fatto il patto e che dopo la resa conseguirono il governo della pubblica cosa. Una simile domanda appare naturale anche perciò che Livio afferma espressamente che le due città formavano un solo popolo. (x)
      di Napoli avessero già ceduto posto almeno parzialmente ad una villa. La villa di Lucullo per la sua grandiosità e per le opere colossali compiutevi, che da Elio Tuberone facevano paragonare Lucullo a Serse Plut. I. c. (si pensi al monte di Partenope fatto tagliare da Lucullo ed al noto racconto sul monte Athos, Hkrodot. VII, 21) era certo di quelle che al poeta latino facevano dire: u iam pauca aratro iugera regiae moles relinquent cet., „ Horat. carni. II, 15, 1 sg.
      Che Napoli sia stata una delle città che patirono ai tempi di Lucullo ricaviamo da App. b. c. I, 89, ove si narra che gli abitanti furono trucidati dai Sillani, i quali si impadronirono delle pubbliche triremi. Nulla ci è detto che abbia rapporto con il quartiere di Palepoli. Ma la stessa esistenza alle porte di Napoli della villa di Lucullo, vale a dire di uno fra i più potenti amici di Siila, fa pensare che il vecchio quartiere di Palepoli e l'imminente fortezza, seppure non erano già state distrutte, patirono guasti per opera dei Sillani e furono in parte od in tutto incluse in tale villa. Se nelle parole di Solino, II, 9: * Parthenope a Parthenopae Sirenis sepulcro, quam Augustus postea Neapolim esse maluit r ci sia un semplice errore, ovvero una inesatta riproduzione di una notizia che indicasse che una parte del quartiere detto Palepoli e Partenope venne poi a far parte della cinta di Napoli, non è chiaro.
      (xj Che una Neapolis ed un Palaepolis facenti uno stato solo potessero intervenire ufficialmente nei rapporti internazionali prova il più antico trattato punico-romano stipulato dai Cartaginesi xóp'.oi e accanto a loro dagli Uticensi,


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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