Storia di Roma di Ettore Pais

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      486 CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL* INTERV. DI PIRRO,
      una lo respinse, l'altra gli si gettò fra le braccia. Gli antichi affermavano che Capua aspirava all'egemonia della Penisola: certo essa voleva riavere per lo meno il primato nella Campania e sulle terre vicine. (2)
      I dati topografici contenuti nella narrazione liviana hanno inoltre un pregio poiché difficilmente derivano da altra fonte che non sia greca e locale. L'abbondanza infatti di codesti dati intorno alla resa di Napoli contrasta con la scarsità di indicazioni di tal genere per avvenimenti consimili. Nè è credibile che i più antichi annalisti romani, narrando le gesta di età in cui a Roma non v'erano ancora scrittori di storia o di poema storico, si soffermassero a discorrere minutamente intorno all'origine gfeca di Napoli ed alla forma di questa città. (2) Si comprende d'altra parte come Neapolis, il baluardo dell'ellenismo nella Campania, che contribuì notevolmente ad incivilire i Romani, (3) abbia avuto propri storici, i quali nar-
      di Livio, Vili, 22, 7, come abbiamo già fatto notare, v. s. p. 877, n. 1, espone le cause di tal guerra. Sull'estensione dei rapporti di Napoli nella Campania diremo a suo luogo, v. intanto s. p. 236, n. 3.
      (x) Cfr. Liv. XXIII, 10, 2. A rapporti internazionali di Capua con Stati posti fuori della Penisola accenna del resto anche la storia del campano Magio che fu salvato da Tolomeo IV Filopatore, Liv. ib., 10, 11.
      (2) È appena necessario rilevare che, sia pure indirettamente, deriva da fonti greche quanto Livio, Vili, 22, 5, dice sull'origine euboica di Cuma e poi di Palepoli e di Napoli.
      (3) La miglior prova dell'efficacia che Napoli esercitò su Roma è fornita dalla nota moneta di tipo napoletano dove nel diritto si vede la testa di Apollo, nel rovescio il bue androprosopo con la leggenda: P2MAI2X, Babelon, monn. d. I. rép. I, p- 15. Anche il cognome a Philo „ di Publilio, del conquistatore di Neapolis, che tanto stuona con i cognomi di carattere puramente latino, che troviamo in seguito dati a magistrati romani, converrebbe invece (a parte la questione se esso sia stato dato o no ufficialmente al nostro Publilio sino dal 326 a. C.) ai tempi dei primi contatti con i Greci, in cui i Romani non si vergognavano ancora di riconoscere qualche superiorità intellettuale in costoro. Il cognome u Philo „ va infatti messo a fianco di quello di u Sophus, „ che si dice dato a P. Sempronio, al console del 304, ossia ad uno dei più antichi giuristi romani, Liv. IX, 45; Fast. Cons. et Act. Triumph. ad a. 304 a. C.; cfr. Pomp. apd Dig. I, 2, 2, 37: u nec quisquam ante hunc aut post hunc hoc nomine cognominatits est „. Difatti più tardi in simili casi troviamo il cognome di a Sapiens, „ come per Lelio, o di u Catus, „ come per Elio.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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