Storia di Roma di Ettore Pais
LA PRESA DI NAPOLI E GLI STORICI GRECI.
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rassero le vicende patrie, a cui attingessero poi gli annalisti latini. Per prescindere infatti dalla " storia cumana „ scritta in greco, che fu fra le fonti dei fabbricatori della più antica pseudo storia romana, basterà ricordare queirEumaco Napoletano che raccontò le vicende eli Annibale; ne è del tutto fuor di proposito rammentare che nella terra campana nacque quel Nevio, il quale nel più antico poema epico romano trovava modo di inserire i miti che i Greci avevano localizzato sul golfo di Napoli. (*) Nulla del resto ci induce a credere che Nevio avesse discorso della presa di Napoli; nel caso nostro giova piuttosto notare come da storici greci paiano originariamente derivare le notizie su quei Tarantini, i quali eccitavano alla guerra i Napoletani e che contemporaneamente nei piani della Puglia agivano in modo da staccare i Lucerini dall'alleanza con Roma. (2)
Tali notizie, che dall'annalistica sono frammentariamente raccolte, hanno in fondo il carattere dell'autenticità, e confermano un complesso di notizie sull'espansione politica e commerciale di Taranto, la quale sebbene distratta da altre cure e soprattutto da intestine discordie, sino dalla metà del IV secolo, allorquando stava alla testa della lega italiota, ebbe in mente il disegno, che non seppe però condurre a fine, di " liberare l'Italia dai barbari, „ ossia di opporsi alle invasioni sannitiche, lucane ed infine alla sovra-
(*) Sull'efficacia della storia cumana di Iperoco, o per dir meglio di chi compose quell'opera, v. i frammenti in M. FHG. IV, p. 434, ho già insistito a suo luogo. Qui basti ricordare che essa contribuì a divulgare la leggenda della sibilla Cumana giunta a Roma, Paus, X, 12, 4; cfr. Maas, de Sibyllarum indìcibus (Gryphiswaldiae, 1879), p. 23, 34. Su Euinaco Napoletano v. Athen. XII, p. 577, a. = M. FHG. Ili, p. 102. Anche la notizia sui Sanniti cacciati con inganno da Napoli: u quippe qui inermes nulla rerum suarum non relieta inter hostes, lu-dibrium non exteruis modo sed etiam popularibus, spoliati atque egentes domos rediere, „ Liv. Vili, 26, 5, può essere fra quelle che derivavano dai racconti degli scrittori napoletani. Il frammento di Lutazio Dafnide, v. s. p.472, n. 1, mostra del resto come gli storici latini abbiano ampiamente attinto a quelli greci che narravano le vicende di Napoli; ed è appena necessario ricordare come Napoli sia stata uno dei centri letterari favoriti in ogni età dai Romani, cfr. Beloch, Cam-panien, p. 56 sg.
(2) Naev. fr. 17 sqq. Baehr.; Liv. Vili, 25; Dion. Hal. XV, 5. Su Taranto ed i Lucani (o meglio i Lucerini v. s. p. 303; 425, n. 1) v. Claud. Quadr. apd Gell. XIL VI, 11, 7; Liv. Vili, 27, 1, ad a. 326.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (534/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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