Storia di Roma di Ettore Pais
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CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL INTERV. DI PIRRO.
stante egemonia romana. (*) Non è certo effetto eli fortuito riscontro che come Capua si collegò con Roma nell'anno stesso in cui Timo-leonte spariva dalla scena del mondo, cosi Napoli si sia arresa proprio nell'anno in cui Alessandro d'Epiro chiamato dai Tarantini e poi dai Turi, dopo aver vanamente lottato contro gli Àpuli, i Lucani, dopo di aver stretto alleanza con Roma, periva miseramente
(*) La natura e l'estensione dei rapporti fra Taranto e la Campania particolarmente con Napoli credo aver messo in rilievo con una serie non breve di fatti, forse non prima avvertiti, nella mia Storia d. Sicilia e d. Magna Grecia, I, p. 155, 286; 587 sgg., alla quale rimando. Qui mi basti ricordare che mediante tali rapporti si spiegano i vari miti con cui si localizzarono gli Spartani, ovvero gli eroi tarantini Ebaio e Messapo, sulle coste della Campania e delle regioni vicine, come a Capri, a Formie, ai confini di Tarracina. La prova più sicura di codesti rapporti è data dai punti di contatto assai visibili che esistono fra la numismatica di Taranto e di Eraclea e quella di Napoli, di Suessa etc. Tali rapporti commerciali e politici non furono del resto soltanto mantenuti lungo le spiaggie marittime ma anche per via di terra. 11 culto di Diomede esistente nelle Puglie (che lungo le coste si propagò sino ad Ancona ed ai Veneti e che per terra si spinse sino ad Aequum Tuticum ed a Benevento) giunse da Turio e da Taranto. L'efficacia delle relazioni tarantine sulle Puglie è pure testimoniata in modo irrefutabile dalla numismatica del IV secolo. E ad un osservatore accorto non sfugge come la via tenuta dai commercianti tarantini nei loro rapporti terrestri con i Campani ed i Napoletani sia in parte quella stessa che più tardi fu la via Appia.
I Tarantini si sarebbero proprio disinteressati non solo della loro potenza ma perfino della loro stessa salvezza ove non avesser tenuto d'occhio le successive invasioni sannitiche. La storia di Taranto prova invece che essi se ne occuparono attivamente. Testimoniano ciò la chiamata di Archidamo, di Alessandro di Epiro e più tardi degli spartani Acrotato e Cleonimo, destinati a combattere i Lucani, contro i quali, sino dal primo loro apparire, i Turi s'erano mossi sotto la guida dello spartano Cleandrida. Così ci è espressamente affermato che i Tarantini strinsero relazioni amichevoli con i Sanniti, i Dauni, i Peucezì, Strab. V, 250; VI, 280 C, sicché non è inesatto Floro, I, 13, che la guerra contro Taranto * Calabriae quondam et Apuliae totiusque Lucaniae caput, „ considera come una sola cosa con quella contro i Campani, gli Apuli ed i Lucani; cfr. Zonar. Vili, 2. La terribile sconfitta data dagli Apuli ai Tarantini sino dal 473 a. C. aveva a costoro insegnato come di fronte alle continue invasioni dei popoli indigeni della Penisola non dovessero starsene con le mani alla cintola; e le notizie che ci è dato raccogliere (v. la mia Storia cit. I, p. 565 sgg.) provano che realmente il commercio e la politica tarantina non furono inoperose. Non è chiaro se la circostanza che, allorquando si trovava nei dintorni di Napoli, (ossia presso il lago Àverno) Annibale fu invitato dai messi di Taranto di ini-
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (535/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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