Storia di Roma di Ettore Pais
LA PRESA DI NAPOLI E L ANNALISTICA ROMANA.
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presso la bruzzia Pandosia. (*) Gli scrittori romani, secondo le loro consuetudini, non rilevano che assai superficialmente i rapporti esistenti tra questi fatti, essi si contentano di accennarvi il passag-
padronirsi di questa città (Liv. XXIY, 12 sq. 1, ad a. 214 a. C.) accenni a posteriori rapporti religiosi che avvincevano gli Stati della Magna Grecia con Cuma, città che passava per la più antica colonia greca fra quelle fondate nella Sicilia e nella Magna Grecia, e che certo era il centro dei culti greci della Cani-pania (v. Liv. XXIII, 35, 3). Se in ciò vi sia un altro indizio di rapporti esistenti tra Napoli e Taranto, le quali accanto a Reggio erano le rocche superstiti dell'ellenismo, Strab. VI, p. 253 C, non oso definire. Certo le trattative diplomatiche fra Taranto e Napoli verso il 327-326 formano un tutto con quelle dei Tarantini verso i Lucerini, Liv. Vili, 27; 29; 38; IX, 14, e con la esplicita dichiarazione che i Tarantini erano gli autori delle guerre dei Sanniti uniti ai Tirreni ed ai Galli contro Roma, Zonar. Vili, 2; Flor. I, 13. Non credo quindi di potermi associare al Nikse, Geschichte d. griech u. maked. Staaten, I, p. 479; Grnndriss d. roeni. Geschichte, p. 49, n. 3, che senza porgere ragioni di sorta, reputa frutto di tarda falsificazione i racconti di Livio e di Dionisio relativi all'intervento tarantino nelle faccende di Napoli. Codeste affermazioni sono infatti il risultato esagerato che suol ricavarsi dal fatto che Livio e Dionisio sono in generale l'eco di annalisti assai recenti. Ma anche ammesso che costoro non abbiano attinto ad altri scrittori, nulla esclude che le loro fonti, al pari di Lutazio Dafnide, abbiano usufruito storici sicelioti ed italioti. In opposizione a codesta conclusione, che non esito a considerare erronea, va osservato che il racconto liviano relativo alla presa di Napoli coincide con quello intorno alla morte di Alessandro di Epiro, Liv. VIII, 24, che rivela origini greche (su ciò v. le due note sgg.) Nulla ci induce a pensare che Dionisio, il quale, dove narrava la guerra dei Romani con Pirro, usufruiva qua e là fonti greche, non abbia dato uno sguardo a queste medesime fonti ove parlava della presa della greca Napoli. Ho fatto infine osservare come non abbia fondamento la dottrina del Niese (v. s. p. 377, li. 1) sulla dipendenza di Dionisio da Livio.
(*) Livio, Vili, 24, riferisce all'auno 327 tanto la presa di Napoli quanto la fondazione di Alessandria e la morte di Alessandro di Epiro. Questi due ultimi avvenimenti cadono invece verso il 331 (su Alessandro, v. Aesch. in Ctesiph. 242; Arr. Ili, 6, 7). Ma, a parte le ragioni che spiegano questo errore (su ciò rimando al volume di complemento) va notato che la peste che avrebbe afflitta Roma nel 327, Liv. Vili, 22, 7, è quella stessa che è già rammentata per il 331, cfr. Liv. Vili, 18, ossia per l'anno successivo a quello per il quale, discorrendo di Alessandro di Epiro, Livio, Vili, 17, 9, parla delle vittorie di costui sui Lucani e della pace con i Romani.
D'onde Livio abbia tolto il racconto della spedizione di Alessandro d'Epiro non sappiamo. Certo questo racconto era narrato dai vari storici propriamente greci dell'età di Alessandro, eppoi da quelli sicelioti od italioti come Timeo. E da costoro derivano il racconto di Trogo, apd Iust. XII, 2, che parlava dell'ai-
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (536/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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