Storia di Roma di Ettore Pais

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      498 CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL INTERV. DI PIRRO.
      citato da Livio era falso. Esso fu inventato per attenuare la responsabilità morale dei Romani, accusati più tardi di aver mancato a quella tradizionale buona fede della quale solevano menar vanto. Il lungo racconto liviano non è che uno dei tanti ornamenti della retorica o della pseudo prammatica degli annalisti, con cui si mirò a rendere meno disonorevole prima la sconfitta e poi la mala fede romana. Con ciò concordano forse anche altre circostanze. Secondo quegli annali che ammettevano tale " sponsio, „ era diverso il nome di uno dei tribuni che avrebbero propugnata nel senato romano la conferma della pace; e non è escluso che rappresentino tradizioni pure diverse i vari nomi dei dittatori che si dicono creati da Postumio e da Yeturio. (*)
      (*) Liv. IX, 7, 13; 8, 14. Una delle prove più evidenti della falsità del documento citato da Livio, IX, 5, 4, è data dalla circostanza che esso conteneva, cosi ci è detto, il nome di tutti gli tf sponsores, „ vale a dire non solo dei consoli a cui spettava conchiudere tali patti, ma persino dei questori, che erano loro subordinati e dei tribuni militari. Su ciò avremo occasione di tornare a discutere nel corso di questo capitolo.
      L'evidente falsità di tutto quanto il racconto relativo alla u sponsio Caudina „ e del documento su cui Livio, o meglio la sua fonte assai recente si appoggiava, ci dispensa dall'insistere anche sulla circostanza che la tf sponsio, „ secondo una teoria giuridica antica, non apparteneva alla più vetusta legislazione internazionale romana. Nei frammenti delle dodici tavole non si trova infatti traccia di codesto istituto, e Gaio, III, 92, dove ne parla, dice è vero che era * propria civium Romanorum, „ ma aggiunge che le formule che si pronunciavano erano 44 ad Graecam vocem expressae, „ sicché: tf ne quidem in Graecum sermonem per interpretationem proprie transferri possit, quamvis dicatura Graeca voce figurata esse Da Gaio pertanto (cfr. Vkrr. apd Fest. s. v. spondere p. 329 M), si ricava che vi erano due teorie; secondo taluni la u sponsio „ veniva considerata come un antichissimo istituto romano, da altri come una importazione forestiera. A favore della prima tesi non si potrebbe far valere l'affermazione assoluta che la tf sponsio „ era proprio dei cittadini romani, dacché Gaio, I, 55, dice lo stesso rispetto all'istituto della u patria potestas, „ sebbene subito dichiari che questo esisteva anche fra i Galati (e noi possiamo aggiungere in generale fra i Celti, v. Caes. b. G. VI, 19). A favore del carattere esclusivamente romano della u sponsio „ non si potrebbe osservare che stando a Gaio, III, 93, valeva anche: tf inter peregrinos si modo Latinis sermonis intellectum habeant „. Così non reca luce circa la natura e l'età della "sponsio „ il notarla collegata con le u legis actiones „ Gai. IV, 95, dacché queste durarono fino all'ultimo secolo della repubblica, e ci potè essere un innesto, per effetto di un ulteriore


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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