Storia di Roma di Ettore Pais

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      CRITICA DELLA CATASTROFE CAUDINA.
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      Le osservazioni di codesto critico acuto, che abbiamo teste riferite, sono forse corroborate da altre di simil natura. L'esame dei racconti relativi alle guerre sannitiche, ci porge modo di constatare come essi vennero ornati in parte con elementi tolti alle reali vicende della seconda metà del II secolo a. C., in parte con quella guerra sociale del secolo seguente, durante la quale, come nel IY, Roma sostenne una fiera lotta contro le popolazioni dell'Italia centrale. La redazione liviana delle lotte sannitiche è infatti il risultato delle varie redazioni distese dagli scrittori dell'età sillana, che con stile artificioso ed ornato e con assenza di coscienza storica rimaneggiarono ed allargarono il racconto delle pseudo vicende dell'età più antica. Non discutiamo se sia o no casuale che i nomi dei principali duci delle guerre sannitiche come Papio, Ponzio, Egnazio, ricompaiono nella guerra sociale, e che tali duci vitrovino la morte come durante le lotte sannitiche del IY secolo. (*)
      » _u sacrosanti, „ Liv. IX, 9, 15. Anche secondo Cicerone, de off. Ili, 30, 109 (che invece di L. Livio ha T. Numicio), essi sarebbero stati autori della pace. Il Nissan, m. c. p. 54, reputa che secondo tale tradizione due degli * sponsores „ siano più tardi diventati tribuni della plebe e trova in ciò un altro parallelismo con la storia di Tiberio Gracco. Tuttavia le parole di Cicerone, L c. tf qui tum tribuni pi. erant, quod eorum auctoritate pax erat facta „ parrebbero favorire l'ipotesi discussa, non felicemente credo anche dal Nìebuhr, roem. Geschichte, III, p. 257, che due tribuni della plebe, come tali si trovassero realmente sul campo allorché fu fatta tale pace. L'ipotesi del Nissen si presenta come la più semplice. Nel caso si preferisse la contraria, non sarebbe il caso di pensare, come fu talora fatto, ai tribuni della plebe recanti gli ordini del Senato al tempo del passaggio della selva Ciminia o di Scipione PAfricano. A parte infatti la considerazione che il caso non è lo stesso, il racconto rispetto ai tribuni del 310 a. C., Liv. IX, 36, 14 (su ciò v. oltre), è falso ed è Panticipazioue del secondo avvenimento, il quale conviene a tempi in cui l'autorità dei tribuni della plebe era ben diversa da quella che costoro avevano nel IV secolo. Nel racconto li-viano, in cui i tribuni prendono la parola nel Senato, v'è traccia di quelle redazioni recenti, che ai tribuni più antichi, che in quel consesso non avevano autorità di sorta, assegnavano le funzioni e le podestà di cui furono investiti nei tempi successivi alla legge Ortensia (cfr. Val. Max. II, 2, 7).
      (*J La pura somiglianza dei nomi dei duci, ai quali si potrebbe aggiungere anche quello di Minacius, v. Liv. X, 20, 13; cfr. Vell. II, 16, 2, per se sola si spiega, anche ove si ammettano anticipate le gesta della guerra sociale per il tempo delle lotte sannitiche. Nelle popolazioni sabelliche, come mostra la


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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