Storia di Roma di Ettore Pais
534 CAP. Vili, - DALLA RESA DI NAPOLI ALL'lNTERV. DI PIRRO.
duplicazione di quelle del 295 a. C. Anche in quest'ultimo anno il primo come pretore, il secondo quale proconsole, superano i Galli ed i Sanniti, i quali nella battaglia del 296 sarebbero stati comandati da quello stesso Gellio Egnazio, che a Sentino avrebbe trovato la morte. Queste duplicazioni si riproducono a proposito della guerra contro i Sallentini. La presa di Murganzia e Ferentino, che da taluni erano giudicate opera di Volumnio console del 307, collega di Appio Claudio, da altri venivano rivendicate, e per lo stesso anno 296, ai proconsoli Fabio e Decio. Tanto nel 296 come nel 295, si parla delle lettere di Appio, con le quali si avverte il collega od il senato del pericolo; e, ciò che più merita di esser rilevato, tanto dopo le vittorie di Appio e di Volumnio nel 296, come dopo quelle di Fabio, il collega di Decio nel 295, avviene un'identica invasione dei Sanniti nell'agro Falerno e sulle sponde del Volturno, che sono superati tutte e due le volte da Volumnio. Ed è chiaro che la menzione delle colonie di Menturne e Sinuessa, poco opportuna rispetto al 296, acquista pieno significato per il 295. (*) L"no sguardo complessivo a tutte le gesta del 296 e del 295 fa chiaramente intravedere che il merito della battaglia di Sentino era vanamente rivendicato dai Fabì, dai Volumnì, dai Deci. Ciò che si affermava intorno e Volumnio, il collega di Appio Cieco, ci fa anzi tener presente non soltanto che costui insieme al suo collega Appio Claudio nel 296 avrebbe vinto quegli stessi nemici che compariscono a Sentino, ma che alcuni annali attribuivano al console Appio Claudio ciò che altri reputavano compiuto nel 295 dal console Q. Fabio, durante la pretura di codesto suo rivale. (2) L'esame attento delle varie
(*) Sulla campagna sallentina del 296 v. Liv. X, 17, 11; su quella sannitica del 296 e del 295, X, 21; 31. Che Sinuessa e Minturne nel fatto sieno state dedotte nel 296 risulta dalle stesse parole di Livio, X, 21, 10: u nec qui nomina darent facile inveniebantur, quia in stationem se prope perpetuam in-festae regionis, non in agros mitti rebantur Anche Yelleio, I, 14, 6, ricorda tali deduzioni per il 295 a. C.
Quanto si racconta per la doppia invasione sannitica del 266-295, Liv. X, 21; 32, ricompare del resto anche nel 294, rispetto alle gesta del console Atilio,
Liv. X, 36, 18.
2 Elog. X, in CIL. P, p. 192: complnra oppida de Samnitibus cepit
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (581/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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