Storia di Roma di Ettore Pais
548 cap. viii. - dalla resa di napoli all' interv. di pirro.
falsato rispetto alla sua condotta nelle contese civili. Si cercò rappresentare il censore come un puro conoscitore del diritto, laddove le memorie dei Claudi, non meno della dedica del tempio di Bellona, miravano a provare come Appio Cieco avesse cercata la gloria, enon invano, anche sui campi di battaglia.^)
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La versione seguita da Diodoro intorno alle gesta di questo nomo di Stato, ha certo il merito di presentarcelo sotto un punto di vista assai più perspicuo di quello che non faccia la versione liviana. Sarebbe però erroneo ammettere, come comunemente si suol fare, che in ogni caso essa ci presenti lo specchio fedele della verità. Può forse essere oggetto di disputa, se, stando alla tradizione, Appio Claudio chiamò a far parte del Senato i figli dei libertini, ovvero solo i nepoti di coloro che erano già stati schiavi. Tuttavia è più che probabile che questa notizia, comunque vada intesa, non risponda interamente al vero, e che ciò che venne forse concesso in qualche singolo caso, così come si dice per Gneo Flavio, sia stato generalizzato. Certo l'opinione comune attribuiva a tempi molto più recenti rinnovazione. (2) Ciò vale anche per la notizia se-
(* E infetti notevole che a proposito del consolato del 307, si dice che Volumnio andò a combattere contro i Sallentini ed Appio Claudio: * Romae mansit ut urbanis artibus opes augeret quando belli decus penes alios esset, „ Liv. IX, 42, 4, che durante il consolato del 296, da Appio Claudio si fa paurosamente richiedere aiuto a Volumnio, Liv. X, 18, 7 (cfr. 21, 11), e che si rileva il coraggio di Q. Fabio, che viene ad assumere il comando e trova Appio Claudio afforzato da duplice vallo, X, 25, 5. Altre versioni parlavano invece della vittoria di Claudio e di Volumuio contro i Sanniti sia per il 295, in cui sarebbero caduti oltre sedicimila Sanniti, X, 31, 7, sia per il 296 a. C. (evidente duplicazione della vittoria testé ricordata, in cui Appio Claudio avrebbe votato il tempio della dea della guerra, ossia di Bellona). L'eco delle pretese militari dei Claudi anche per il 307 abbiamo del resto nel Elog. CIL. I2, p. 192, tante volte citato v. s. p. 534, n. 2. E notevole che, per prescindere dal disastro di Drepaua avvenuto sotto il console P. Claudio nel 249 a. C., qualcuno dei Claudi posteriori si vantava di successi militari, che non erano generalmente riconosciuti dagli altri. V. ad esempio quanto si narra per C. Claudio proconsole nel 176, Liv. XLI, 16 sq. e per Appio Claudio console nel 143, Oros. IV, 5.
2) Dal lato strettamente filologico parrebbe aver ragione il Mommsen, roem. Staatsrecht, III, p. 422, n. 2 sg., ove esaminando il valore delle parole di Sue-tonio, Claud. 24: ignarus (ossia Claudio) temporibus Appi et deinceps aliquandin
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (595/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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