Storia di Roma di Ettore Pais
56SCAP, Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL'lNTERV. DI PIRRO.
Ad accettare tali conclusioni si opporrebbe certo la cronologia seguita da Livio, dacché solo nel 300, ossia quattro anni dopo l'edilità cimile di Gn. Flavio, i plebei avrebbero ottenute le alte carichecome per il caso da noi supposto per Gneo Flavio, avesse un significato diverso da quello che a tali parole dette la fonte di Livio. Anche i soldati della così detta legione Campana, che occuparono Reggio al tempo di Pirro, dopo la morte del tribuno militare Vibellio scelsero come capo tt M. Caesium scribam eius, T Val. Max. II, 7, 15. In quest'ultimo caso tt scriba „ indicava il semplice ufficio di scrivano e di segretario? Certo ove si legge che Mucio Scevola uccise lo scriba „ di Porsenna, il quale tt cum rege sedens pari fere ornatu multa ageret, r Liv. II, 12, 7, non si può pensare ad uno scrivano anziché ad un magistrato. Dionisio di Alicarxasso, V, 23, rammentando sulla scorta di una fonte simile o parallela lo stesso fatto, chiama ypa,jt,iaxs'jg codesto scriba, „ e gli fa disimpegnare quelle funzioni che nell'esercito romano ebbero poi i questori. Se nel racconto relativo a Mucio ed a Porsenna ypafijjiaxaó^ sia la versione di u scriba r o se viceversa u scriba „ non sia che una letterale versione di quei racconti ellenici che parlavano del ypajjL,ia*:sóc, potrebbe essere oggetto di discussione. Ma rispetto al campano Cesio ed al prenestino Anicio fcome nel caso del ypamia-sOg in più di uno stato greco), l'ufficio di u scriba r indicava forse una funzione militare e politica elevata, e non quella dello scrivano. V. quanto notiamo oltre sul filosofo Ermodoro trasformato in u interprete „ dei decemviri.
Nulla vieterebbe credere che per effetto della guerra Latina terminata poco prima del 323, Q. Anicio Prenestino avesse conseguito l'edilità curule a Roma, alla stessa maniera con cui il tuscolano Fulvio, verso lo stesso tempo, sarebbe diventato console romano (v. s. p. 342, n. 1; 369, ti. 1). Potrebbe anche sospettarsi che la guerra alla quale qui si accenna dalla fonte di Plinio (Calpurnio Pisone, v. s. p. 456, n. 2) e che sarebbe stata terminata u paucis annis „ prima del 304, abbia relazione con le guerre contro gli Equi, che si dicono appunto vinti nel 304. Liv. IX, 45. Non è del resto il caso di badare e di insistere ad una perfetta rispondenza cronologica poiché i dati delle guerre eque sono controvertibili così come quelli della edilità di Gneo Flavio. La prima continua, o meglio è ripetuta per iì 300, Liv. X, 2, cfr. s. p. 525, le gesta di Appio Claudio e di On. Flavio si estendono forse sino al 296 con continue duplicazioni (v. s. p. 533 sgg.) E questo fenomeno continua per il tempo di Pirro; si pensi ad es. alla doppia ambasceria di Cinea, sulla quale v. Niese, neH'Ifrrwfs, XXXI (1S96J, p. 485 sgg. È invece da darsi qualche importanza alla circostanza Ho abbiamo già fatto rilevare, v. s. parte I, p. 527), che quando, anche per il secolo V, si fa vagamente parola di guerre contro gli Equi, si accenna talora implicitamente a quel popolo che occupava pure Pieneste.
Lo scandalo che si suppone producesse nell'animo della nobiltà la candidatura dello u scriba „ Gneo Flavio nel 304 a. C., fu realmente prodotto da quella dello tt scriba „ Cicereio, che avrebbe osato dapprima contrapporre la sua candidatura a quella del figlio del primo Scipione Africano, Val. Max. IV, 5, 3.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (615/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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