Storia di Roma di Ettore Pais
CRITICA DELLA LEGGE OGULNIA SUI SACERDOZI.
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non siano subordinate a pregiudizi di sorta, prova che gli antichi non erano più in grado di sapere quanti e quali fossero in origine i pontefici, e che le liste dei nomi riferite da Livio, anziché lo specchio fedele della verità storica, rispecchiano le pretese di alcune fra le più illustri ed antiche famiglie plebee, le quali, avendo prima o poi conseguito tali cariche, affermavano di essere state pure le prime a coprirle. Per quello che noi possiamo giudicare, le famiglie plebee intorbidarono i racconti più vaghi ed antichi su codesto avvenimento; Livio, divenuto l'è co involontario di esse, attribuì al 300 circa a. C. ciò che parzialmente accadde allora, ina che ebbe pieno compimento qualche generazione dopo. (*)
f1) Livio, X, 6, dopo aver detto sulla rogazione della legge Ogulnia: "ut, cum quattuor augures, quattuor pontifices ea tempestate essent, placeretque angeri sacerdotum numerum, quattuor pontifices, quinque augures de plebe omnes adlegerentur, „ aggiunge: 44 qnein ad modum ad quattuor augurum numerum, nisi morte duorum, id redigi collegium potuerit, non invenio, cum inter augures constet inparem numerum debere esse, ut tres antiquae tribus Rammes, Titienses, Luceres siium quaeqne augurem habeant, aut si pluribus sit opus, pari inter se numero sacerdotes multiplicent. sicut multiplicati sunt, cum ad quattuor quinque adiecti novem numerum, ut terni in singulas essent expleverunt Sui pontefici e auguri i personaggi eletti in questa occasione v. X, 9, 2.
Il Mommsen, roem. Staatsrecht; II2, p. 21, n. 1, tenendo conto del fatto cbe le liste dei pontefici del III e del II secolo rintracciate dal Bardt danno per risultato che il collegio pontificio era costituito di quattio patrizi e di cinque plebei, viene alla conclusione che o in Livio, ove parla di otto pontefici, ci sia errore, oppure che fra il 300 ed il 218 a. C. il collegio sia stato aumentato di un membro, e pare anzi propendere per codesta opinione. Del resto il Mommsen, op. cit. j). 20, ed il Marquaedt, roem. Staatsverivaltnng} III2, p. 238 sgg., accettando alcuni dati degli antichi, credono che il collegio dei pontefici fosse in origine di cinque o di sei con il u rex „ ; gli auguri fossero stati tre e poi portati al numero di sei e più tardi di nove per effetto della legge Ogulnia. Ma i dati degli antichi, anziché essere Peco di una sola versione, tradiscono le traccie di sistemi diversi. Se Cicerone, de r. p. II, 15, 26, dice che i pontefici in origine furono cinque, a me sembra naturale mettere in rapporto codesto numero con il significato della parola u pontifex, „ che, al pari di quello di Pompilio, che li avrebbe istituiti; pare stare in relazione con il numero di cinque, cfr. le a puniperiae „ e u pnmpediae „ osche ed umbre, Buecheler, Umbrica, p. 140. Se alcune tradizioni dicono che le Vestali, il cui numero era strettamente legato a quello dei pontefici, in origine erano quattro, e che più tardi ne furono aggiunte due (Dion. Hal. II, 67; III, 67; Plut. Num. 10), in ciò a me sembra vedere un certo rapporto con quella versione che sapeva di quattro pontefici patrici verso il 300.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (622/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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