Storia di Roma di Ettore Pais
CRITICA DELLE NOTIZIE RELATIVE AI MONUMENTI.
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Agatocle, ossia di un principe morto il 289 a. C., che verso questi anni o qualche tempo dopo discorreva dell'origine di Roma, anziché di due, parlava di tre fratelli; ed una versione per questo lato consimile, era registrata anche più tardi dai compilatori dei sacri annali nazionali. Tuttavia va rilevato che Callia faceva appunto menzione di Romolo e Remo. Questa leggenda stava, per quel che pare, in relazione con il pieno riconoscimento del diritto dei plebei a coprire uno degli uffici consolari,^) e con il fatto che nel IV se-
v. Babelon, op. cit. I, p. 18, e nel nummo di Pompeio Fostulo, Babelon, lì, p. 336t ove la lupa è in atto di leccare i gemelli, in modo da ricordare la ben nota descrizione di Virgilio, Aen. VIII, 633 sqq. il quale in questo luogo riproduceva versi di Ennio, Sekv. ad Aen. VIII, 631. La moneta di Pompeio Fostulo raffigurava il fico ruminale e tre sacri uccelli (in uno dei quali pare ovvio riconoscere il picus * Martius „ di cui parlava Fabio Pittore apd Plut. Rom. 3). Queste monete mostrano come nel II secolo il fico ruminale fosse già collegato con la lupa ruminale. Sui rapporti della dea Rumina con il u ficus Ruminalis „ dico nel voi. di complemento.
XE degno di nota che nelle assai tarde monete degli Ogulnì, v. Babelon, op. cit. II, p. 266, si rappresenta bensì Giove sulla quadriga e nel rovescio la protome di Giove giovane, ma non la lupa. In quanto al tipo di Giove giovane, dato che figuri, come si crede, il dio Vediovis, sarebbe il caso di notare come Vediove avesse il suo tempio nella u insula T accanto a quello di Esculapio e come ad ambedue codeste divinità fosse sacro il 1° Gennaio, v. Fast. Praen. ad a.
(*) Callias apd Dion. Hal. I, 72, discorre di Romolo, Remo e Telegono; cfr. apd Fest. p. 269 sq. M, s. v. Romani. Che codesta versione sia il risultato di due leggende diverse e che Io sdoppiamento di Romolo e Remo si riconnetta con le due cariche di console ha visto il Mommsen, i\e]V Hermes, XVI (1881), p. 1 sgg. Cfr. s. parte I, p. 214 sgg.
A questo proposito credo di dover però rilevare che se è certo che Callia fu contemporaneo di Agatocle, v. Diod. XXI, 17, 4, ignoriamo quando precisamente abbia finito di scrivere le sue storie. Nessuno certo, tenendo presente che Timeo e Duride erano nati verso il 345 ed il 340, sarebbe indotto a pensare (ove non vi fossero esplicite dichiarazioni in proposito) che il primo scrisse una storia speciale della guerra di Pirro contro Roma (Cic. ad fam. V, 12, 2), e che il secondo, essendo vivo ancora verso il 262, potesse tener conto delle storie di Callia e di Timeo (cfi\ Susemihl, Geschichte d. griech. Lift, i. d. Alexan-drinerzeit, I, p. 586; 592). In via di ipotesi non sarebbe pertanto da escludere che la tradizione di Callia fosse posteriore di qualche anno o magari di uno o di due decenni al 289. Certo fra le varie versioni sacre accolte nei tardi Annali Massimi, apd Dion. Hal. I, 73, si faceva pur ricordo di una versione che parlava di Romolo, di Remo e di Ascanio, fondatori di tre rispettive città. Anche varie
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (636/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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