Storia di Roma di Ettore Pais

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      CRITICA DELLE DEDICHE DEGLI OGULNÌ
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      rebbe pertanto credere che le dediche degli Ogulnì cadano entro termini assai vicini alla fine della guerra contro Pirro ed anzi negli anni immediatamente successivi, allorché Roma coniò le prime monete d'argento (269-268 a. C.), riordinò il culto di Giove, ossia qualche tempo dopo l'anno in cui, secondo la tradizione, per effettovenuto da Turi è quindi ovvio collegare la menzione della corona che i Turinì decretarono in onore di C. Elio nel 286 o nel 282, Plin. NIL XXIV, 32, cfr. s. p. 448, come le monete della colonia latina di Suessa Aurunca battute fra il 313 ed il 268 in cui si vede il * desultor „ di tipo tarantino avente la palma della vittoria. Questo raffronto è tanto più opportuno in quanto che alcune monete di Suessa di questi anni o di poco posteriori porgono pure il tipo dell'Eracle che lotta con il leone, (Garkucci, le mon. d. Iteti. ant. tav. LXXXII, 33 sgg.; Head. op. cit. p. 35, che è imitato da quello delle monete di Eraclea sul Siris (v. Garrucci, op. cit. tav. CI, p. 30 sgg.) vale a dire della città che era considerata come propria sia dai Turi che dai Tarantini.
      Con le notizie sulle palme e le corone date ai vincitori nel 293, Liv. X, 47, 3 e sulle tuniche * pictae, „ delle quali si comincia a far parola a proposito delle gesta del 264 e del 272 v. Fest. p. 209 s. v. pietà (v. s. p. 582, n. 1), hanno qualche relazione quelle di Lido, de mens. I, 19; de magistr. I, 7, secondo le quali il vestito purpureo, la trabea, sarebbe stata usata la prima volta da Agatocle di Siracusa fmorto nel 289 a. C.) e quella di Elio Laivipridio, vit. Heliog. 26, 2, secondo il quale Eliogabaìo comparendo in pubblico con l'abito detto dalmatico, avrebbe chiamato se stesso: * Gurgitem Fabium et Scipionem „ perchè si sarebbe mostrato in pubblico con quel genere di veste: " cum qua Fabius et Cornelius a parentibus ad corrigendos mores adulescentes in publicum essent producti „ (cfr. Macrob. III, 13, 6).
      Il Fabio Gurgite, di cui qui si parla, è quel personaggio che è detto edile nel 295, e che, come tale, avrebbe punito le donne adultere (Liv. X, 31, 9; v. s. p. 313 sgg.), che è detto console e proconsole nel 292 e nel 291 contro i Sanniti, console la seconda volta e daccapo trionfatore dei Sanniti nel 276, che nel 273 fu ambasciatole in Alessandria, e fu console la terza volta nel 265, Val. Max. IV, 3, 9; Dion. Hal. XX, 4. Ma come costui potesse indossare il vestito detto dalmatico non si comprende bene, dacché il nome dei Dalmati, nella storia romana, compare per la prima volta per il 155 a. C., Liv. ep. "XLVII; cfr. Act. Triumph. ad a. Potrebbe notarsi, è vero, che un Q. Fabio è messo in relazione con gli Apolloniati e gli II 1 iri verso il 266 a C., Val. Max. VI, 6, 5; Cass. Dio, fr. 42, p. 141 B; (inde Zonar. VIII, 7); ma le indicazioni che vanno sotto il nome di Elio Lampridio sono, come tutti sanno, da esaminare con la più grande cautela. Con altrettanta prudenza devono però essere accolte anche quelle di Livio, X, 47, 3, dacché la notizia sulle palme date ai vincitori è congiunta con la falsa menzione del lastrico della via Appia dal tempio di Marte fuori la porta Capena sino a Boville, e perchè in generale tutte le informazioni di co-


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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