Storia di Roma di Ettore Pais
CRITICA DELLE NOTIZIE RELATIVE AI DOCUMENTI.
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di questi monumenti fosse il più vetusto, corrisponde abbastanza bene alla incertezza relativa alla dedica dei templi di Quirino, della Salute, della Vittoria, teste rammentati. Essa trova pure riscontro neir incertezza rispetto alla data assegnata ai trattati stipulati al tempo delle guerre contro i Sanniti e contro Pirro e persino in quelle dubbiezze, del pari rilevate dagli antichi, intorno ad altri trattati conchiusi in età assai più recente. (*)
accordata al pittore, che di ciò menava vanto. Plinio, NH. XXXV, 17, dice, è vero che le sacre pitture di Ardea erano * antiquiores urbe Ma ciò si legge pure in Plinio, NH. XV, 120, ove afferma: u inter antiquissima namque delubra habetur Quirini Ora noi sappiamo da lui stesso, VII, 213 (cfr. Liv. X, 46, 7) che questo si reputava dedicato nel 293 a. C. Le dichiarazioni di Plinio devono essere dunque interpretate con quella stessa cautela con cui vanno esaminate le notizie delle sue fonti, ove gli facevano ricordare le monete di Servio Tullio. Così Plinio cita gli a antiquissimi auctores, „ e noi sappiamo che costoro sono gli annalisti del II secolo a. C.
Intorno alle antiche pitture trovate nelTEsquilino v. parte I, p. 102, n. 2.
(*) Quando fosse stato stipulato il primo trattato fra Roma e Cartagine abbiamo detto sopra p. 304 sgg. Gli annalisti, se non ci inganniamo, avevano registrate due versioni diverse da cui sorsero le doppie date del 348 e del 343. Allorché al tempo di Polibio questi documenti, ignorati dai più, ma conservati in un edificio accanto al tempio di Giove Capitolino, furono oggetto di studio, sia con intento di deliberata falsificazione storica, sia perchè ingannati dall'arcaismo della dicitura, gli eruditi romani li attribuirono al primo consolato della repubblica (509 a. C. varr.), Polyb. Ili, 26.
Così non era ben sicuro quando fosse stato fatto il trattato fra Roma ed Eraclea. Cicerone, prò Balbo, 22, 50, ove lo menziona, con la parola: u putatur „ mostra che la data comunemente assegnata, ossia il consolato di Fabricio (278 a. C.), rappresentava un'opinione, anziché una data sicura. Ciò risulta ancora più chiaramente da quanto in questa medesima orazione, Cicerone, 15, 34, dice a proposito del u foedus „ con Cadice. Se il trattato conchiuso nel 78 a. C. fosse stato il primo stipulato con quest'ultima città o la rinnovazione di uno più antico, che si diceva fatto da L. Marcio, al tempo della seconda guerra punica, era incerto, (* vel renovatum vel ictum „).
La negligenza romana rispetto alla conservazione dei trattati (che trova pieno riscontro in quanto Cicerone, de leg. Ili, 20, 46 dichiara rispetto a quella delle leggi: u legum custodiam nullam habemus „) risulta da ciò che Polibio, III, 26, dice sull'ignoranza degli stessi uomini politici romani sui trattati da essi fatti con i Cartaginesi, e forse parzialmente ed indirettamente anche da quello che si narra rispetto agli ambasciatori Cartaginesi, che nel 203 a. C. miravano appunto a sfruttare codesta poca diligenza, Liv. XXX, 22. L'antico uso romano della u custodia privata „ di documenti aventi attinenza con lo Stato ci è d'altra
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (646/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
Quirino Salute Vittoria Sanniti Pirro Ardea Plinio Quirini Ora Plinio Servio Tullio Plinio TEsquilino Roma Cartagine Polibio Giove Capitolino Polyb Roma Eraclea Balbo Fabricio Cicerone Cadice Marcio Cicerone Polibio Cartaginesi Cartaginesi Liv Stato Plinio Liv Allorché Ili Cicerone Ili
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