Storia di Roma di Ettore Pais
CRITICA DELLE NOTIZIE RELATIVE Al MONUMENTI
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derivano infatti da versioni assai recenti ed in complesso poco autorevoli. (l)
Ma se anche buona parte dei documenti riferiti all'età di cui discorriamosi rivelano falsificazioni politiche, oppure monumenti di età non così vetusta, come saremmo portati a credere a primo aspetto, nondimeno alcune indicazioni, come l'istituzione dell'ara di Ercole*, la costruzione di una parte della via Appia sino a Ter-racina od a Sinuessa, l'edificazione del tempio di Castore e Polluce sul Foro, l'erezione di una o più quadriglie sul tempio di Giove Capitolino, paiono realmente riferirsi, se non all'anno preciso che è volta per volta indicato, almeno per i tempi di cui discorriamo o per quelli immediatamente successivi. Non v'è infatti ragione di dubitare che negli ultimi anni delle guerre sannitiche, dopo la presacon il tempio di Castore e Polluce vedemmo pure collegata la duplice storiella della cittadinanza accordata ai cavalieri Campani, la quale non si adatta in nessun modo al 340-338, bensì ai tempi di Fabio Verrucoso Cunctator e di Annibale (v. s. p. 300, n. 2).
(*) Non credo necessario insistere nel fatto che gli elogia incisi nell'età augustea (v. CIL. I2, p. 188 sgg.), sia che parlino del Poblicola o di Appio Cieco, riproducono redazioni letterarie recenti, e non credo possa dubitarsi che, per questo lato, sia più nel vero PHirschfeld che il Mommsen (v. s. p. 592, n. 2). Quanta poca confidenza debba in generale essere accordata a monumenti di tal genere provano le falsificazioni monumentali (ricordate dal Mommsen stesso, ad 1.) del nipote di Marcello a proposito delle gesta della sua famiglia e del tempio dell'Onore e della Virtù, Ascon. in Pison. 12, e la falsa censura di Scipione Serapione console nel 138 confuso con l'Africano, rammentata in un monumento esposto nel Campidoglio, v. Cic. ad Alt. VI, 1, 17 sq. Nel primo caso era falsificazione (falsificazione che trovo naturale collegare con quelle del figlio di Claudio Marcello, sulla storia del padre e con quelle dei fasti per il 331 ed il 327, v. s. p. 319), nel secondo negligenza ed ignoranza deplorata dallo stesso Cicerone.
L'età moderna, del resto, rispetto a falsificazioni monumentali, non si è lasciate dietro le antiche. Chi di noi Italiani non ricorda, per citare uu solo esempio, quanto narra il Guicciardini, II, 4, ove discorrendo della battaglia del Taro, che i Veneziani vollero ad ogni costo dichiarare propria vittoria aggiunge: * Ne seguitarono nel tempo avvenire più negligentemente l'esempio pubblico i privati; perchè nel sepolcro di Marchionne Trivisano, nella chiesa de'Frati Minori, furono alla sua morte scritte queste parole: che in sul fiume Taro combattè con Carlo re di Francia prosperamente. E nondimeno il consentimento generale aggiudicò la palma ai Franzesi „.
Pats, Storia di Roma. Voi. I. - Parte IL 39
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (656/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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