Storia di Roma di Ettore Pais
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CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL INTERV, DI PIRRO.
di Neapolis, ed ancor più in seguito a quella di Turi e di altre città italiote limitrofe al territorio tarantino, si siano realmente innalzate statue ai personaggi greci nel Comizio, dove sullo scorcio del IV secolo vennero infìssi i rostra „ delle navi degli Ànziati. Cosi sul finire delle guerre sannitiche od al tempo di Pirro dovettero realmente sorgere, come la tradizione afferma, le statue in onore di Alcibiade, di Pitagora, e di Ermodoro. Ed è anche giusto
(1) Sulle statue di Alcibiade, di Pitagora, erette tf bello Samniti „ v. Plin. XH. XXXIV, 26. Resta però aperta la questione se codesta parola non si adatti ancbe alla guerra contro Taranto e Pirro alleati dei Sanniti, così come fu fatto da chi la durata della guerra sannitica diceva compinta in circa settantanni v. Liv. XXXI, 31, 10, 272 + 70 = 342; il primo anno della guerra sannitica cadeva secondo la versione comune nel 343. Liv. VII, 29 a. C.) Assai probabilmente con la dedica di tali statue si collega anche quella delle tre Sibille e di Ermodoro Efesio, la quale era stata: u publice dicata, „ ossia del filosofo, che, dagli annalisti venne trasformato nell'interprete dei decemviri, Plin. XH. XXXIV. 21, così come si disse che Pitagora era diventato cittadino romano. Lo stesso vale per Zaleuco. Su ciò v. s. parte I, p. 592 sgg.; cfr. quanto notammo s. p. 567, n. 4. a proposito di Gneo Flavio e sul vario significato di u scriba T.
Rispetto ai monumenti dell'età di cui ci occupiamo, è assai notevole il racconto di Varrone, d. r. r. II, 11, 10, (inde Plin. XH. VII, 21): * omnino tonsores in Italiani primum venisse ex Sicilia dicuntur p ost R oinam) canditami a(nno) CCCL1II, ut scriptum in publico Ardeae in litteris extat, eosque adduxisse Publium Titinium Menam. olim tonsores non fuisse adsignificant antiquorum statnae quod pleraeque habent capillum et barbam magnani Quanto qui si dice sulla barba degli antichi Romani risponde ad altre indicazioni, v. Cic. prò Coelio, 14, 33; j)ro Murena, 12, 26, dove fra i u barbati „ si allude allo stesso Appio Cieco. Nè vedo cosa vieti credere alla notizia di Plinio, XH. VII, 211, che Scipione VAfricano (il seniore od il secondo?; cfr. Gell. XH. Ili, 4; fosse stato il primo a radersi tutti i giorni (si pensi al cognome di * Barbatus ,, del vecchio Scipione, il console del 299 di cui abbiamo l'elogio, e che è pure proprio dei Valeri, dei Quinzì e degli Orazi). Poiché a Sparta gli efori ordinavano ai cittadini di togliersi i mustacchi, Arist. apd Plut. Cleon. 9 (cfr. le riforme di Pietro il grande;, mentre ai Rodi era vietato il radersi, Chrys. apd Athen. XIII, 565, non v'è nulla di strano nell'ammettere che a Roma vigesse una legge di questo, genere e si accusasse un cittadino perchè si facesse radere, v. Gell. c. I. (cfr. la severissima punizione per queirargentario L. Fulvio, che al tempo della seconda guerra punica, s'era fatto vedere da una u pergula „ che guardava sul Foro con una corona in capo, Plin. XH. XXI, 8). Non recherebbe sorpresa che nei registri di Ardea si notasse l'introduzione di tale costume, così come nel d commentarium cottidianum „ di Cere, CIL. XI, 3614, più tardi si faceva naturalmente menzione di fatti non destinati a passare alla storia, ma di
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (657/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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