Storia di Roma di Ettore Pais
NUCLEO STORICO RELATIVO ALLE GUERRE SANN1TICHE.
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riconoscere che, essendo ormai penetrati da più decenni nel periodo in fondo autentico della storia romana, accanto ad infinite aggiunte ed anche falsificazioni, abbiamo un nucleo di fatti storici, cosi intorno alle vicende esterne come allo sviluppo della costituzione.
À ritrovare codesto nucleo, a determinare quali siano i pochi fatti genuini, che nelle tradizioni superstiti sono involti o contaminati da posteriori allargamenti o da adulterazioni, si oppongono purtroppo non poche difficoltà. Nei frammenti di Dionisio o disolo interesse edilizio locale. Anche negli annali massimi, se dobbiamo prestar fede a [Servio] ad Aen. I, 373, si notava: u per singnlos dies „ ciò che avveniva a Roma, e gli Ada ufficiali delPimpero, di cui Plinio ci serba frammenti così abbondanti, mostrano come vi si registrassero notizie ancor meno importanti della nostra.
Che i primi u tonsores r siamo venuti dalla Sicilia parrebbe credibile. In Sicilia, forse ancor prima del tempo di Alessandro Magno, che rese comune quest'usanza Chrys. I. c., si costumava valersi dei a tonsores, „ dacché era notato come singolarità il fatto che Dionisio I, per timore, si astenesse dal farsi radere, , v. ad es. Diod. XX, 63, 3, oppure, come di u tonstricnlae, „ si giovasse dell'opera delle figlie, le quali u tondebant barbam et capillnm patris, „ Cic. Tusc. V, 20, 58. Tuttavia contro la notizia di Vairone possono farsi valere varie circostanze: Tkofo31Po apd Athkn. XII, p. 518, accenna di già all'usanza di radersi fra i Messapi, i Sanniti, i Tirreni. Ciò potrebbe far pensare ad una derivazione del costume da altri che non fossero i Sicelioti. Tanto più che Teopompo dice che dai popoli italici, ossia dai Sanniti e dai Messapi, appresero ciò anche gli Italioti (rispetto ai Galli non occorre recar prove). D'altro canto se ad Ardea, città ormai subordinata a Roma, era penetrato sino dal 300 a. C. il costume di radersi, come mai nel 141 a. C. da un tribuno della plebe poteva muoversi rimprovero ad un cittadino di fare altrettanto? v. Gell. NH. Ili, 4). La possibilità di una simile accusa accenna ad un uso recente; e difatti abbiamo visto che Scipione Africano, per il primo, avrebbe usato far ciò tutti i giorni, e che Appio Claudio, e quindi dopo il 300, era fra quelli che si attenevano all'antico costume. Finalmente sorprende apprendere dal passo di Vairone che in un pubblico documento si facesse già uso del cognome u Mena „ (v. Cic. I. c.); mentre sappiamo che questo costume in documenti ufficiali, compare per tempi posteriori al IV secolo (non porgono ostacolo i titoli degli Scipioni per le ragioni esposte s. p. 603). Anche ammettendo nella sostanza la bontà delle indicazioni di Varrone, sarebbe più che lecito dubitare che dell'arrivo dei u tonsores „ si facesse menzione negli annali pubblici di Ardea per il 300 a. C. All'annalistica di questa città non possiamo infatti attribuire maggior vetustà di quella della romana, che vediamo bambina al principio del III secolo a. C. Che se per testimonianza di Cicerone, de ìeg. Ili, 20, 46, non v'era pubblico archivio a Roma, tanto meno è lecito pensare che esistesse ad Ardea per il 300 a. C. Non credo che il testo di Varrone sia suscettibile di un'altra interpretazione e che possa ad es. sostenersi che
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (658/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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