Storia di Roma di Ettore Pais
612 CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL* INTERV. DI PIRRO.
Appiano, soprattutto negli annali liviani, si trovano traecie di versioni differenti, confuse ed amalgamate assai spesso da mano imperita. Da ciò derivano divergenze notevolissime, sia rispetto agli avvenimenti, sia al nome dei duci. Con ciò si spiega del pari una lunga serie di duplicazioni a proposito della storia militare e delle interne vicende. Triplici sono anzi i racconti sulle imprese di Q. Fabio, triplicati sono i discorsi tenuti da lui a prò della costituzione. I medesimi particolari figurano a proposito di Neapolis, di Fregelle conquistate di notte, (x) dei soldati travestiti da pastori a Caudio od a Roselle, (2) e si ripete in modo stereotipato il numero dei nemici vinti od uccisi. (3) Le medesime gesta si ritrovano nei due consolati di Appio; è duplicato del pari il racconto delle suele parole: * ut scriptum iu pnblico Ardeae in litteris extat „ vadano riferite all'iscrizione di una statua pubblicamente esposta. Ma anche in questo caso Pindicazione del cognome farebbe pensare ad un monumento più recente del 300 a. C.
Non va dato valore storico di sorta alla notizia che già al tempo di Camillo i Romani cominciarono a radersi. (Lyd. de mens, IV. 22; cfr. l'aneddoto Lauren-ziano edito dal Vilelli, nel museo di ant. class. del Comparetti, I, p. 159). Ma questo fatterello è importante dal lato cronologico. Esso, come feci osservare (v. s. p. 83), è l'imitazione di un aneddoto già riferito per Alessandro Magno, e, dopo tutto, mostra che l'introduzione di questo costume, sebbene si riferisse al V secolo, si reputava determinato in seguito alla imitazione di ciò che si era fat al tempo del Macedone. L'uso di radersi divenne generale, come dicemmo, al tempo di Alessandro Magno. Forse questo medesimo fatto della storia greca od un altro sincronismo di questo genere sta a base della data del 300 a. C.
Tutto calcolato parrebbe potersi prestar fede nella sostanza alla notizia di Varroue. Ma è auclie lecito sospettare che o dell'erudito romano sia stata sorpresa la buona fede, oppure che egli abbia fissato la data di questo fatto con quello stesso arbitrio con cui determinò tanta parte della cronologia romana. Non occorre infatti avvertire che, dovunque egli abbia trovato quella notizia sui d tonsores, „ sia che si trattasse di notizia registrata in pubblici annali o di epigrafe onoraria esposta ad Ardea, l'indicazione cronologica: u p(ost) R(omamì c(ondi-tam) a'nnoj CCCCLIII „ non si trovava nel documento in parola, ina rappresenta uua data ricavata dallo stesso Vairone con criteri che non conosciamo. Ardea come Iuteramna Nahartinm, Wilmanns, Exempla} inscr. Lat. 64, come Amelia, Cat. apd Plin. XH. Ili, 114, come la colonia romana di Pnteoli, CIL. X, n. 1781, non poteva citare altra èra che non fosse la propria; tanto più che verso il 300, Ardea, anziché territorio suddito a Roma, era colonia federata di diritto latino.
H Liv. Vili, 25 sq,; IX, 24.
2 Liv. IX, 2; X, 4.
3, V. s. p. 436, n. 1; 505, n. 4; si aggiunga Liv. IX. 42, 8; XXV, 39, 14.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (659/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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