Storia di Roma di Ettore Pais

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      618 CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL INTERV. DI PIRRO.
      ricordando i medesimi consoli con il nome di legati o di tribuni militari, si valsero di quello stesso processo di ipostasi, per cui, quelle divinità, che avevano man mano perduto di credito o di importanza, vennero abbassate alla condizione di eroi e furono in pari tempo collegate con il culto principale della divinità che le aveva soppiantate. (l)
      Da un punto di vista interamente simile vanno giudicate le varie notizie sui proconsolati, che hanno principio con Publilio Filone nel 320, di cui si trova più volte menzione per le guerre sannitiche, e quelle sui pretori, dei quali, di quando in quando, è fatto ricordo a partire dal 366 a. C. La menzione dei primi come dei secondi si trova infatti costantemente congiunta con fatti di assai dubbio valore. E evidente che si tratta dello sdoppiamento di
      (1) Tutte le notizie sili legati consolari dell'antichissima repubblica, che, per quanto io so, non sono ancora state oggetto di esame speciale, raccolgo e discuto nel volume di complemento. Qui mi basti notare che codesto processo di ipostasi si trova sino dal principio della storia della repubblica romana, a partire dal tempo in cui i consoli Sp. Larcio e T. Herminio o sono fatti compagni di Orazio Coclite o legati di Valerio, in cui un Valerio è fatto legato del fratello, Liv. 11, 10 sq.; cfr. Dion. Hal. V, 22; V, 85. Inesattezze di questo genere si trovano del resto anche per età del tutto storiche. Così Q. Fabio Cunctator detto 14 legatus „ di suo figlio stando alla fonte di Livio, XXIV, 44, 9, per testimonianza di Claudio Quadrigario, apd Gell. XA. Il, 2, 13, sarebbe stato: u proconsul „.
      (2) Che i proconsolati, che cominciano a comparire al tempo delle guerre sannitiche, ossia dopo la pretesa prorogazione dell'impero di Publilio Filone, non si raccomandino a racconti degni di fede, ha veduto per primo, per quanto so, il Kaerst, m. c. p. 752 sg., il quale notò che le gesta del proconsole Q. Fabio del 309 a. C. (anno ricordato dai Fasti) stanno in rapporto con uno dei quattro anni dittatori, che le gesta di Fabio e Decio proconsoli del 296, a seconda di altre versioni, erano quelle stesse dei consoli di quell'anno, Liv. X, 17, 12; cfr. Elog. X, CIL. I2. p. 192, etc., infine che, quelle di L. Volumnio, proconsole nel 295, poco probabili in sè, Liv. X, 27, 11; X, 30, 6, non erano esposte da altri annali, che Volumnio facevano anzi presente a Sentino u ducem consulibns, „ e quindi non come proconsole. 11 Kaerst è quindi giustamente indotto a domandarsi se sia autentico o no il proconsolato di Publilio Filone. Vari pregiudizi sul valore delle fonti dei fasti, della cronologia hanno impedito, credo, al Kaerst di giungere a tutte le legittime conclusioni che poteva tirare da alcune sue saggie osservazioni. Il risultato al quale mi conduce il complesso dei criteri che io ho adottato è naturalmente più radicale. A me sembra non si possa dubitare su tutte le notizie sui proconsoli di questo tempo siano dubbie, quella di Publilio Filone


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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