Storia di Roma di Ettore Pais

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      620 CAP. Vili. - DALLA KESA DI NAPOLI ALL'lNTERV. DI PIRRO.
      Si affermava che Publilio Filone fatto console e successivamente dittatore per il 339, primo dei plebei, avrebbe conseguita la pretura nel 337. Se il consolato e la dittatura del primo di codesti anni si riferiscano ad una sola magistratura, può essere oggetto di discussione. (*) Certo non inerita molta fede quanto ci è raccontato dagli antichi ed è ammesso dai moderni: che nel 337 egli avrebbe occupato la pretura, sebbene tal carica, cosi si dice, fosse stata creata appositamente per i patrici. Codesto racconto è infatti strettamente legato, da un lato con quello non autentico sulle gesta dei Publilì, dall'altro con quello relativo alle pseudo leggi Licinie Sestie. (2) Per effetto di queste ultime leggi si sarebbe appunto stabilito che ai patrizi, in compenso dell'aver ceduto ai plebei una delle due cariche di console, venisse creata e riservata la pretura, la quale dovesse consistere nell'amministrazione del diritto fra i cittadini. (3) Ma il più superficiale esame di ciò a cui attesero quelli che sono chiamati pretori per il IV secolo, e quindi gli storici pretori dell'età successiva, mostra come essi non si siano mai disinteressati dalle faccende di guerra, e come viceversa i consoli abbiano sempre preso parte attiva anche all'amministrazione del vero e proprio diritto civile fra i privati. Nella distribuzione delle pubbliche faccende per il 186 vediamo ad esempio i consoli riservarsi l'amministrazione della giustizia, ai pretori essere assegnate attribuzioni d'indole militare. (4) A partire dalla metà del III secolo, Roma ebbe certonel 339 Publilio sarebbe stato dittatore ed autore delle celebri leggi note sotto il suo nome.
      (*) Liv. X, 19; 21; 31,
      (2) V. s. p. 227 sgg.; 277 sgg.
      (3) Liv. VI, 42, 11: u coneessumque ab nobilitate plebi de consule plebeio, a plebe nobilitati de praetore uno, qui ius in urbe diceret ex patribus creando cfr. Pomp. apd Dir/. I, 2, 2, 27.
      4; La tradizione fa, è vero, accordare la cittadinanza romana agli Acerrani per proposta del pretore L. Papirio, Liv. Vili, 17, 12, e nel 318 fa fissare le leggi ai Campani dal pretore L. Furio ih. IX, 20, 5. Ma, prescindendo dalla domanda se codesti due pretori non fossero, secondo altre versioni, i consoli appartenenti ad altri anni, e che non sarebbe chiaro come un pretore sommesso all'autorità del console e creato per il fine di amministrare il diritto fra i privati facesse come il console stesso una proposta di quel genere, ciò che sarebbe


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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