Storia di Roma di Ettore Pais

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      VALORE DELLA TRADIZIONE SULL'ORIGINE DELLA PRETURA. 623
      Ove le notizie relative alla pretura di Publilio Filone contenessero realmente qualche nucleo storico, si potrebbero riferire ad una tradizione per noi perduta, la quale affermasse che costui fust'ultimo autore, ed in via di massima giuridica, insiste con ragione nel principio che i * tribuni militimi consiliari potestate „ non avevano il diritto di nominarli. Dubito però il Mommsen colga nel segno dove ammette che realmente fossero esistiti tali magistrati prima delle leggi Licinie del 367. Prescindendo da tutto il complesso dei racconti fantastici di questo periodo anteriore alla meta del V secolo, la tradizione ripete stereotipatamente il nome di pochi personaggi. Un Larcio figura nel 498 e nel 494, Dion. Hal. V, 75; VI, 42, così come un Q. Fabio nel 462 o nel 458, Liv. Ili, 8; 29, Dion. Hal. IX, 69; X, 22-24. Lo stesso Sempronio abbiamo nel 496 come nel 487, Dion. Hal. VI, 2; VIII, 64. Infine L. Lucrezio ricordato per il 459, Liv. Ili, 24, è quello stesso Lucrezio, padre della pudica Lucrezia, che avrebbe coperto tale ufficio al tempo della cacciata dei re, Liv. I, 59, 12, Tac. ann. VI, 17, e che ricompare come principe del senato al tempo di Camillo, Plut. Cam. 32 cfr. Liv. V, 32), allo stesso modo che il trattato con Ardea e l'aneddoto di una donna violata ricompaiono, come abbiamo tante volte notato, al tempo della cacciata dei re, o verso il 450, od al tempo di Camillo.
      L'ufficio di praefectus urbi era strettamente collegato con le * feriae Latinae „ sul monte Albano, durante le quali i consoli si recavano in quella località. Ma è probabile che codesta cerimonia non dati prima del 338, o meglio del 323 od anche qualche anno dopo, ossia degli anni in cui fu definitivamente formata la lega latina sotto l'egemonia di Roma (v. s. p. 240 sgg.) Il fatto però che anche i pretori unitamente ai consoli solevano recarsi sul monte Albano, Liv. XXV, 12, 1; cfr. Dion. Hal. Vili, 87; Stkab. V, p. 228 C, mostra, se non m'inganno, essere assai debole quel punto di contatto che il Mommsen, l. c., vorrebbe trovare tra la cessazione dei tf praefecti urbi „ e la creazione del pretore nel 366 a. C. Certo in età storica è fatto dal u praetor urbanus, „ ciò ohe la tradizione per i tempi anteriori al 458 presuppone compiuto dai u praefectus, „ v. ad es. Liv. XXVI, 10, 2. Mi pare quindi il caso di domandarsi se il u praefectus urbi „ non sia stato anticipato per il V secolo e per l'età regia, allo stesso modo, che (come il Mommsen stesso egregiamente osservò, roem. Forsclinngen, II, p. 216) rispetto a Spurio Melio venne creato l'ufficio di u praefectus annonae, „ per il 439 (Liv, IV, 13, 6; Dion. Hal. XII, fr. 1) ufficio che comincia a comparire di quando in quando solo nell'ultimo secolo della repubblica come nel 104 e nel 57 a. C. La tradizione antica suole fornire a questo proposito notizie assai incerte e sospette. Così per il 431 si fingeva che le funzioni di u praefectus urbi „ fossero state tenute dal console Gn. Iulio. Questi infatti rimase * ad praesidium urbis, „ Liv. IV, 27, mentre L. tulio, maestro dei cavalieri, sarebbe andato alla guerra. Se non che i fasti degli Iuli di Boville prima del 267 e precisamente dal 489 al 352, vale a dire prima della formazione della lega latina sotto la piena egemonia di Roma, sono oltremodo sospetti.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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