Storia di Roma di Ettore Pais
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CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL'iNTERV. DI PIRRO.
fusioni fra pretura e consolato che qui notiamo), parrebbe riferirsi ad un'altra tradizione su codesto fatto. (l) Accogliendo le notizie che ci parlano o della pretura o dell'edilità curule di Gneo Flavio verremo alla conclusione che dal 304 circa a. C. i pontefici vennero spogliati delle loro attribuzioni rispetto al diritto civile, sebbene alcuni atti, come Irrogazione, l'antica forma di testamento, la restituzione del patriciato e la u detestatio sacrorum „ costituissero sempre parte del diritto soggetto all'autorità pontificia. (2)
l) Una questione analoga suggerisce la notizia che il primo pretore fu >Sp. Furio figlio di M. Camillo, Liv. VII, 1,2; Suid. s. v. Tpatxcop li, p. 401 B. Nel 318, L. Furio è il pretore che da leggi ai Campani, Liv. IX, 20, 5. Ma il figlio di Marco Camillo, anziché Spurio, secondo altre versioni, era detto Lucio, e non è impossibile che due notizie sui pretori del 366 e del 318 si riferiscano ad un solo individuo, allo stesso modo che le gesta di Marco e del figlio Lucio Camillo furono confuse, v. s. p. 126 sgg. Cosi probabilmente hanno relazione con un fatto originariamente unico tanto la guerra Gallica di L. Camillo nel 350, 349, 345, congiunta con la menzione della ribellione dei Latini (v. ad es. Liv. VII, 25, 5), guerra di cui non v'è nemmeno traccia negli Atti dei trionfi, quanto la vittoria del 338 di L. Camillo sui Latini congiunti con i Galli. La guerra Latina come vedemmo, s. p. 252 sgg., si compiè solo verso il 318-314, e quindi non sorprende trovare per questi anni L. Camillo. Resterebbe solo a dimandarsi se il u praetor „ del 318 non sia quello stesso che altri dicevano consul „ per anni differenti.
(2) La storia dei rapporti fra la podestà civile e l'ecclesiastica nell'antica Roma non ha potuto essere oggetto di esame da parte del Mommsen nel suo magistrale roem. StaatsrecJit, poiché questo critico eminente, pur dubitando della veridicità di gran parte di ciò che la tradizione riferisce per le gesta esterne del secolo V, accetta nondimeno nel fondo come autentici i fasti e reputa istituite o compiute per l'età indicate dalla tradizione, e soprattutto dopo il principio del V secolo, quelle magistrature e quelle riforme, che, secondo il mio modesto modo di vedere furono il risultato di avvenimenti esterni e di interne rivoluzioni assai posteriori. Perciò in quell'opera fondamentale, in cui lo sviluppo storico dei fatti è talora subordinato al sistema ed alla logica giuridica, con poche parole il Mommsen, I2, p. 17, si limita a segnare la differenza che vi fu tra l'età regia, in cui il re era il sommo sacerdote, e l'età deliri repubblica, nella quale fra sacerdozio e magistratura sarebbe stata: " die Grenzlinie mit roemischer Schaerfe sezosen „.
o o rCon tutto rispetto all'autorità del grande Maestro, a me sembra che i pochi fatti che raccolgo in queste pagine, come tutte le notizie sull'attività religiosa dei magistrati mostrino l'opposto, e che non sia giusto ciò che egli dice, ib.: * Fm-gekehrt sind in dem Gemeindwesen die Priester als solclie oline formelle Gewalt • und oline rechtliche Stellung Queste parole convengono forse agli ultimi
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (673/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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