Storia di Roma di Ettore Pais

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      CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL INTERV. DI PIRRO.
      clie i consoli vennero distinti dai pretori, i " proconsules „ furono considerati come diversi dai " propraetores Argomenti sicuri dimostrano invece come per il periodo di cui discorriamo, e talora anche per l'età successiva, essi fossero una sola cosa. (*) Per une sugli Astipalei, CIG. 2485) si possono ricollegare con questo fenomeno. Tutto fa credere, come già facemmo osservare sopra, che siano una sola cosa il consolato e la pretura di M. Valerio e di P. Decio nel 308, Liv. IX, 40, 21, e la pretura ed i due consolati di Appio Cieco v. s. p. 546 sgg.
      Sui rapporti esistenti fra il titolo u praetor maximus, „ u dictator, „ u ma-gister populi, „ che si trovano usati per indicare la stessa magistratura, cfr. ad es. Liv. VII, 3, 5, dico in seguito. Qui credo utile soffermarmi per far rilevare come già Catone apd Fest. p. 182 s. v. oratores = fr. 22 P, chiamasse u praetor r quel Clelio Albano che Livio 1, 23, 4 dice u rex, „ e che secondo Dionisio, III, 2, avrebbe coperta la iLsytaxyj àpy^ ad Alba. Ciò mostra con quanta poca ragione alcuni critici abbiano rifiutato il racconto di Plinio, XH. VII, 136, ove dice che L. Fulvio fu u consul r dei Tuscolani nel 322 e che passato ai Romani trionfò come console romano sugli antichi concittadini, ed abbiano per questo futile motivo data la preferenza al racconto degli Atti Trionfali, secondo cui codesto personaggio nel 322 trionfò sui Sanniti. Codesti critici pensano infatti che se
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      il racconto pliniano fosse stato autentico ci saremmo dovuti attendere la menzione di uu u dictator „ tnscolano e non di un u consul „ .
      (l) Che L. Scipione Fulvio e Postumio u propraetores „ nel 295, Liv. X, 25, 11; 26, 15; 29, 4; 30, 2, (a parte se realmente ebbero o no codesto ufficio) non coprissero cariche diverse da L. Volumnio, che in quell'anno sarebbe stato console o proconsole, Liv. X, 30; 35, 5, risulta all'evidenza da quanto si narra rispetto alle gesta del celebre Claudio Marcello al tempo di Annibale, ed alle varie difeseche egli fece di Nola (v. Liv. XXIII, 15 ad a. 216; 39, a. 215 XXIV, 13). I duplici o triplici ricordi degli stessi fatti nella terza decade di Livio sono, come ognun sa, frequentissimi (si pensi alla doppia menzione dell'incendio tentato
      da Pleminio, Liv. XXIX, 22; XXXIV, 44 ad a. 204 e 194 a. C.; alla doppia battaglia di Saleca, XXIX, 35, 2; alla duplice guerra con i Brnzzi, XXIX, 38; XXX, 19; alla doppia battaglia di Toletnm, XXXV, 7; 22; al doppio arrivo di Annone verso Benevento, Liv. XXIV, 14; XXV, 13 sq.; alle doppie gesta presso Locri e Crotone» Liv. XXIII, 30; XXIV, 1 sqq.; cfr. i medesimi prodigi attribuiti anche per tempi posteriori a diversi anni, Iul. Obseq. 42 (102; sq.; 46 (106); 49 (109); Liv. XXXIX, 46; 56; XL, 19 etc.) Co£ì è evidente che propraetore, „ equivale a a proconsule, „ dove si dice che Decio, il console che a Sentino si sacrificò agli dei Mani, affidò le sue veci e il comando a M. Livio pontefice: cui lictores Decius tradidèrat iusseratque prò praetore esse, „ Liv. X, 29, 3). Nel caso di Marcello si spiegherebbe quindi perchè gli si faccia tenere la stessa strada, ma non si intenderebbe come per lo stesso anno 215 sia detto proconsole ovvero propretore (Liv. XXIII, 30, 19, 32; 39, 8; 48, 2) ove non si ammettesse in questo caso l'identità dell'ufficio di propretore e di proconsole. Solo sul finire

Storia di Roma Parte Seconda di Ettore Pais Carlo Clausen Torino 1899 pagine 746

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche

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