Storia di Roma di Ettore Pais

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      ()42 CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL'lNTERV. DI PIRRO.
      di Sentino,^) e più tardi, ove si menzionano compagni d'arme di Manio Curio. (2) I recenti annalisti, dai quali deriva gran parte delle narrazioni superstiti, avevano in mente i tempi loro; perciò parlavano di dieci legioni come del contingente normale per il IV secolo, anzi per l'età anteriore. Nel fatto, ancor negli ultimi anni della lotta contro Pirro l'esercito romano era formato di quattro legioni, e solo nel 216, a Canne questo numero venne per la prima volta raddoppiato. (3) La tradizione, avemmo occasione di constatarlo, parte daA chi conosce il più antico diritto germanico e celtico le parole di Livio, X, 25: tf concursus inde ad consulem factns omnium ferme iuniorum, et prò se quisque nomina dabant: tanta cupido erat sub eo duce stipendia faciendi. qua circumt'usus turba,: quattnor milia, inquit, peditum et sescentos equites dumtaxat scribere in animo est; hodierno et crastino die qui nomina dederitis mecum ducam. maiori mihi curae est, ut omnes locupletes reducam, quam ut multis rem gerani militibus profectus, apto exercitu et eo plus fiduciae ac spei gerente, quod non desiderata multitudo erat, ad opppidum Aharnam... pergit, r ricordano il ben noto passo di Cesare, b. G. VI, 23: * ubi quis ex principibus in concilio dixit se ducem foie qui sequi velint profiteautur consurgunt ii qui et causam et hominem probant suumque auxilium pollicentur atque ab multitudine collaudantur cet. „ Cfr.Tac. Genn. 13 sqq., e quanto dico nella nota sg. a proposito di Coriolano.
      (2 App. Samn. 5: u Asvwàxw y.axà sì'tisxo véa>v Xoy^cdvdxxaxoaiwv, èrd Tcavxa £pTa sxojiot. Dei volontari romani si discorre anche a proposito della leggenda di Coriolano, Dionisio, VII, 19. A torto, secondo il mio modesto modo di vedere, il Mommsen, roem. Forscliungcn, II, p. 129, ili tali notizie vede uu tratto affatto recente, anziché più antico. Quanto si dice sui clienti che accompagnano Coriolano, circostanza che figura tanto nella leggenda dei Fabì al Cremerà, quanto nel racconto dei compagni d'armi di Fabio Kulliano a Sentino, presuppone quell'antico ordinamento gentilizio, che si ritrova anche nel racconto dei clienti, che seguono Appio Claudio a Roma nei primi anni della repubblica e di cui troviamo tarde traccie fra i Celti, i Germani etc.
      Appiano alle parole già citate aggiunge che Manio Curio: xcci j3apò$ vjv 3ooX^ Trapà èxxÀTjaia^. Questa informazione risponde in fondo a quanto si dice da Cicerone, Brut. 14, 55. Se non che Uinformazione di Cicerone si riferisce al tribunato, quella di Appiano, per quel che pare, al consolato di Manio Curio. La notizia di Appiano ha uu certo interesse dal punto di vista dello studio delle fonti, perchè è una di quelle che dimostrano che in questo autore, che generalmente rispecchia redazioni recenti come quelle di Dionisio, non mancano man mano dati che vanno riferiti a strati più vetusti. Ciò che del resto si osserva talvolta anche nel racconto liviano.
      (n Liv. IX, 19, 1 ad c. 319: u censebautur eius aetatis lustris ducena quin-quagena milia capitum. itaque in ornili defectione sociorum Latini nominis ur-


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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