Storia di Roma di Ettore Pais

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      VALORE DELLE INDICAZIONI FORNITE DAI FASTI
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      lieta, anziché risalire almeno al 444, come si affermava, 11011 potevano in ogni caso serbare che i nomi di personaggi vissuti dopo il 344, in cui, stando alla tradizione più diffusa, fu eretto tale tempio. Il tempio di Vesta sul Foro e la vicina Regia per dichiarazione degli antichi, non conservavano monumenti anteriori all'incendio Gallico, in cui tal parte della Città sarebbe stata distrutta. 0 per meglio dire, i monumenti ivi custoditi non poterono in nessun caso essere anteriori al IV secolo in cui, allargatosi il pomerio del Palatino, la Città incluse il Foro, che era da essa escluso e che divenne d'allora in poi il centro. Che se nel IV secolo ivi sorse il tempio di Vesta destinato ad accogliere i " sacra „ dei confederati Latini, non dobbiamo dimenticare che i monumenti conservati negli attigui edifici perirono negli incendi del III e del II secolo. (*)
      i1) L'opinione difesa da qualche cronografo moderno che i fasti e l'elenco dei magistrati siano stati trasportati sul Campidoglio al tempo della invasione gallica potrebbe trovare un appoggio nella versione di Diodoro, XIV, 115, 4, secondo cui i Romani salvarono in questo colle le cose più preziose. Ala chi non vede che a codesta versione si oppongono prima quella registrata anche da Diodoro, che sapeva di edifici sacri restati in piedi nel Palatino, dove si trovò intatto il lituo di Romolo (cfr. Cic. de divìn. I, 17, 30), eppoi quell'altra che faceva invece trasportare a Cere i u sacra „ e quindi anche i libri lintei ed altra suppellettile di questo genere se vi fosse stata? Se poi sia credibile e naturale che in momenti di fuga e di trambusto, come hi tradizione suppone dopo la battaglia delTAllia, i sacerdoti romani pensassero a salvare elenchi di magistrati, cosi come i cittadini misero al sicuro le cose più preziose si può affermare o negare. Se non che le tradizioni antiche su ciò, come abbiamo testé fatto notare, erano discordi ed alcune parlavano anzi di * sacra nascosti a Roma nel luogo detto a doliola „ v. s. p. 53. La tradizione ("che parrebbe essere stata accolta anche da fonti greche cfr. s. p. 310 n.), che in questa circostanza ricordava la fuga a Cere, (tradizione che fa ripensare ai monaci della Novalesa che nel secolo X minacciati dai Saraceni sotto la guida dell'abate Domniverto trasportarono a Torino i loro codici), parrebbe stare soprattutto in opposizione con quanto codesti critici suppongono. Certi argomenti intrinseci, che abbiamo appena toccati e sfiorati in queste colonne, ed a cui diamo altrove esplicazione più ampia e decisiva, mostrano che gli elenchi tradizionali, sia che parlino di consoli, di dittatori o di * tribuni militimi consiliari potestate, „ contengono spesso ardite falsificazioni. D'altro lato la versione nota a Livio VI, 1, dichiara esplicitamente che i libri pontifici perirono nell'incendio gallico e fa ricercare: * foedera ac leges „ nel luogo che era stato occupato dai Galli. Ciò esclude l'ipotesi di pubblici monumenti portati sul Capitolino; da ciò non viene però la conclusione che tutto quanto


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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