Storia di Roma di Ettore Pais
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CAP. VIII. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL'lNTERV. DI PIRRO.
Dal lato della cronologia propriamente detta non è meno degno di nota constatare come la durata attribuita alle guerre sannitiche non possa spiegarsi che con 1111 grossolano calcolo di generazioni. ( 011 un computo siffatto si intendono le cifre di cento, di settantanni attribuite a quella lotta, calcolo che risponde a quello di settantanniLivio dice su quel proposito ineriti fede. Su ciò e sugli incendi dei secoli 111, II, I; v. s. p. 97; cfr. parte I, p. 85 e nell'aggiunte di questo volume. E poi appena necessario rammentare che il carattere recente della compilazione degli Atti dei Trionfi e dei Fasti consolari comunemente detti capitolini, incisi nelle pareti della Regia sul finire della repubblica, male si spiegherebbe, ove si ammettesse che Roma avesse posseduto ab antico la serie autentica dei suoi eponimi.
Rispetto ai libri dei magistrati conservati nel tempio di Giunone Moneta e citati da Licinio Macro a proposito del 44 foedus Ardeatinum „ basti notare che dei magistrati ricordati da codesti annalisti in tale occasione non facevano menzione gli annali più vetusti, Liv. IV, 7; Dion. Hal. XI, 62. La circostanza che in un aititi luogo, Liv. IV, 23, dove si parla di codesti libri dei magistrati, l'affer-mazioue di Licinio Macro era contradetta da quella di Elio Tuberone, mostra come fossero profonde e radicali codeste falsificazioni, davanti alle quali Livio, 1. e., con facile rassegnazione esclamava: 41 sed inter cetera vetustate cooperta hoc quoque in incerto positum Altrove, Liv. X, 9, IO; 11, 9, Licinio e Tuberone andavano d'accordo a proposito degli edili curuli del 299, ma affermavano certo il falso, come notava lo stesso Livio sulla scorta di Calpurnio Pisone.
I libri 1 i 11 tei custoditi nel tempio di Giunone Moneta non potevano in nessun caso essere anteriori al 345-344 in cui tale tempio, secondo la tradizione, sarebbe stato eretto e dedicato, Liv. VII, 28, 4 sq. Essi parrebbero aver fatto parte dell'archivio degli auguri, i quali sulP* arx „ avevano appunto 1'* augu-raculum „. Che la scienza e l'archivio di codesto sacerdozio fosse segreto risulta dalla esplicita testimonianza degli antichi, Cic. de domo, 15, 39. Ma da tali dichiarazioni risulta pure che le norme i culti di codesto sodalizio erano segreti a tal punto che, almeno in parte, non si solevano nemmeno affidare alla scrittura e che si tramandavano a memoria (Paul, ep. Fest. p. 16 s. v. u arcani „. E quindi naturale pensare con C. 0. Mueller, die Etnisker, II, p. 124 ed. Deecke, che di una redazione scritta di tale scienza non si trovi traccia prima del tempo del padre dei Gracchi. Egli rimanda giustamente al passo di Cic. d. n. deor. II, 4, 11 (cfr. de dirin. I, 33, 72 ; cfr. anche Cic. ad Quint. fr. 41, 2, 1. A me sembra che questo problema abbia male posto e male discusso il Regell, de augìi rum publicorum libris Vratislaviae, 1878 diss.) I, p. 13 sgg. Si comprende che le dottrine augurali cominciassero ad esser scritte ed illustrate nel II secolo, allorché il discredito si era già sparso a danno di esse ed era venuta meno in parte la ragione del segreto. E del pari chiaro perchè solo dopo questo tempo siano stati pubblicati i libri Iintei dei magistrati. Nulla quindi di strano che gli elenchi citati da Licinio Macro e da Elio Tuberone e fabbricati iu età assai recente, tramandassero
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (695/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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