Storia di Roma di Ettore Pais
TENDENZE GENERALI E PARTICOLARI DELL'ANNALISTICA.
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A tentare la soluzione di codesti quesiti, a riassumere tutti i risultati, che è lecito conseguire ad una critica negativa, a cercare in pari tempo di ricostruire con il pensiero la vita e la storia del più antico popolo romano è destinato il volume che a questo tien dietro. Giova però soffermarci ancora un momento nell'esame della tradizione relativa alle guerre sannitiche, e rilevare come nessuno dei periodi anteriori che abbiamo sin qui studiati ci metta in condizioni più favorevoli per sorprendere la tarda genesi dell'annalistica nazionale, la natura degli ampi innesti e delle recenti falsificazioni sulle tradizioni più vetuste, le varie tendenze politiche generaliItal. ìì. 236, agli Gnidi, CIG. n. 2654, ai Cari ed agli Acarnani, Cens. d. d. >?. 19, 7. Nel caso nostro è utile notare come anche fra gli Umbri di Iguvium si trovi traccia di codeste divisioni dell'anno in due semestri, v. Buecheler, (lubrica, p. 38, che giustamente e dottamente, come sempre, reca a confronto il costume degli Amfizioni che si raccoglievano due volte all'anno.
Il fondamento di questi ordinamenti va naturalmente ricercato nelle condizioni naturali e nel corso delle stagioni. L'anno semestrale era connesso tanto con il Sole (con il culto di Apollo, Serv. ad Aen. VI, 37), quanto con le operazioni militari. Per ciò tanto Tucidide, V, 20, fdove codesto computo contrappone a quello delPeponiinia dei magistrati), quanto più tardi Riano di Bene, apd Pails. IV, 17, 21, dividevano il racconto delle gesta militari in serie di sei mesi, fenomeno che si riproduce nell'anno dittatorio romano determinato, come è noto, da simili cause. Sull'anno romano diviso in due semestri aventi principio verso l'equinozio di autunno o dopo Pequinozio di primavera, e più tardi prima o dopo il solstizio invernale dirò a suo luogo. Giovi qui notare come questi vari termini si ritrovino in vari stati greci, v. ad es. Bisciioff, nei Leipziger Studien, VII (1881), p. 315; cfr. L. Strack, der Kalender Un PtolomaeevreicJi nel rhein. Mu$eu»i} LUI (1898), p. 399 sgg.
E curioso che mentre i cronograli moderni si sono afferrati ai quattro anni dittatori ed all'anno dell'anarchia come a cardini fondamentali della cronologiac?
che essi sperano rintracciare, non solo non abbiano veduto la possibilità di un anno romano di sei mesi situile a quello degli stati greci sopra citati, ma non abbiamo nemmeno osservato come l'indicazione polibiana, sulla durata del comando dei tribuni militari delle legioni, contenga un elemento da usufruirsi rispetto alla durata dell'anno antichissimo romano ed al termine di entrata o di uscita dei magistrati rispetto a tale anno, cos'i come una indicazione sui bimestri di Agrigento, v. Franz ad CIG. 5491 (= Kaibel v. c. n. 952) giova a ristabilire la ripartizione dell'anno politico di quella città. Quale del resto sia il valore di questo e di altri criteri, che non credo siano stati ancora applicati per lo studio della cronologia romana, e quale frutto se ne possa ricavare dal lato sia negativo che positivo dico nel voi. di complemento.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (698/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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