Storia di Roma di Ettore Pais

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      GENESI DELLE LEGGENDE CONNESSE CON IL CULTO DI ERCOLE. 661 '
      C. Plauzio avrebbero impedito ai " tibicines, „ come era vecchio costume, di tener banchetto nel tempio di Giove. Costoro si sarebbero allora recati in corpo a Tibur, e cosi a Roma non si sarebbe più potuto attendere ai sacri riti. I Tiburtini avrebbero cercato indurli di ritornare nella Città; non essendovi riusciti, dopo averli con arte saziati di cibo e di vino e d'averli anzi ubbriacati, ve li avrebbero riportati di notte su carri. D'allora in poi, ogni anno, per tre giorni, si sarebbe loro concesso non solo di tenere il consueto banchetto, ma di vagare cantando con ogni genere di licenza. Livio, dove lo riferisce, dichiara che avrebbe tralasciato di raccontare questo insignificante racconto ove non avesse avuto rapporto con la religione. C) Il fatto è che egli ripete, e forse senza averne coscienza, una di quelle storielle di sacrestia inventate per spiegare l'origini di certe cerimonie, che più tardi furono accolte quale storia autentica. Questa, al pari di quella intorno a Coriolano ed alla dedica del tempio della Fortuna Muliebre, pare derivata dagli Annali Massimi e tentava spiegare il costume delle " quiquatrus minusculae „ agli Idi di Giugno, durante le quali i " tibicines „ in onore di Giove Invicto o Vittore, vestiti con quella foggia di abiti che preferivano, ed in istato di orgiasmo e di ubbriachezza, percorrevano cantando la Città. (2) Il costume che i " tibicines „ andassero ogni anno a Tibur e che ne ritornassero ubbriachi, sembra indicare che da quella città venne a Roma il culto di Giove Invitto. (3) Ove tal culto vi fosse realmente giunto al tempo di Appio Claudio potrebbe spiegarsi con una non lontana vittoria sui Ti-
      \l) Liv. IX, 30, 5: tt eiusdem anni rem dictu parvam praeterirem, ni ad religionem visa esset pertinere cet. cfr. Ovid. fast. VI, 651 ; Plut. q. Rom. 55.
      (2j Ovid. fast. VI, 651 sqq.; Gens. d. d. n. 13, 2; Varr. d. L L. V, 17; Paul. ep. Fest. p. 148 s. v. * minusculae quinquatrus, „ riferiscono codesta festa a Minerva. Ma essa ha rapporto soprattutto con Giove, come appare dai racconti di Livio, di Ovidio e di Censorino, cfr. Mommsen, ad CIL. I2, p. 320. Così le * quinquatrus „ del 19-23 Marzo, sebbene in origine appartenessero a Marte, furono più tardi giudicate proprie di Minerva (cfr. Mommsen, op. cit.
      p. 312).
      (3) I titoli relativi al culto di Hercules Victor a Tibur v. apud Dessau, adCIL. XIV, p. 367.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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