Storia di Roma di Ettore Pais
062 CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL* INTERV. DI PIRRO.
burtini, per cui costoro, come gli Àricini, i Lanuvini, si sarebbero visti obbligati di cedere i propri " sacra, „ oppure con particolari rapporti intercedenti fra Tibur ed i Claudi. (*)
Qualunque sia stato il fatto che dette origine alla importazione da Tibur di quel culto, è degno di nota che grazie ad un " tibicen „ di Tibur si dicesse istituito il tempio di Ercole Vittore presso la porta Trigemina. Questo ultimo culto è quello stesso di cui si parla a proposito della leggenda di Caco e dell'ara di Ercole, ossia del culto, che Appio Claudio da privato avrebbe reso pubblico. (2) Il racconto relativo alla cagione per cui i tibicines andavano e ritornavano annualmente da Tibur da Roma e percorrevano in stato di esaltazione la Città, trova la perfetta rispondenza in aneddoti analoghi narrati a proposito di Atene, di Coo, di Tenedo, e di altre città greche, dove le sacre cerimonie divennero pure materia di storia religiosa e poi politica. (3) Ciò va certo osservato rispetto al cultoLiv. Vili, 14; cfr. s. p. 840 sg. Da un lato va tenuto presente che Anicio di Frenesie, pochi anni prima del 304, sarebbe stato nemico di Roma, e che Tusculum nel 323 sarebbe stata ancora nemica, in altre parole che la guerra latina, che la tradizione dice finita nel 32S, ebbe termine non prima del 322 circa, v. s. p. 296 sgg.; 567, n. 4. Dall'altro occorre ricordare che Tibur è scelto come luogo di esilio dal pseudo M. Clandius a adsertor Verginiae, „ Liv. III, 58, ad a. 459, e che nella pianura sottostante a Tibur si trovava la * vetus Claudia tribns „ accordata ad Atto Clauso ed ai suoi clienti, Liv. II, 16, 5; Dion. Hal. V, 40.
(2) Da Macrobio, III, 6, IO; 12, 7 (cfr. Varr. apd Serv. ad Aen. Vili, 363); apprendiamo che i templi di Ercole Vittore erano due, nno presso la porta Trigemina, l'altro nel vicino Foro Boario. La storia di codesti templi e culti tratto nel voi. di complemento. Non credo di poter interamente accettare quello che su ciò, con diligenza e dottrina, del resto, ha scritto il Wissowa, analecta to-pographica Romana (Halis, 1897), p. 11 sg.
(3) Il costume di vestire giovani con abiti di foggie arcaiche e simili a quelle delle donne, da mettersi in compagnia di vergini nelle feste delle Oscoforie, dette origine ad una analoga storiella nella vita di Teseo, Pjlut. Thes. 23. Lo stesso vale rispetto alle ragioni che si trovarono per spiegare come mai il sacerdote di Ercole a Coo, in occasione di nozze, si vestisse da donna, Plut. q. (?/*. 59. Questi racconti fanuo pure pensare alla credenza che la statua di Servio Tullio inalzata nel tempio della Fortuna nel Foro Boario fosse vestita con abiti muliebri, v. Ovid.
fast. VI, 570; Fest. p. 242 M, s. v. Pudicitiae signum; Dion. Hal. IV, 40; Plin. XH. Vili, 194; Varr. apd Non. Marc. II, p. 189 M, s. v. undulatum; Arnob, II, 67; cfr. s. parte I, 326 sgg. Nell'opuscolo plutarcheo quaestiones Graecae,
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (709/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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