Storia di Roma di Ettore Pais
ELEMENTI SACRI E PIÙ VETUSTI DELLA TRADIZIONE
663
di Ercole, che Appio Claudio avrebbe reso pubblico. E infatti una storiella di sacrestia la notizia che le dodici famiglie dei Potizì, in causa dell'aver insegnato per mercede il rito, morirono tutte entro un anno, e che per ciò lo stesso Appio più tardi sarebbe diventato cieco. La versione riferita da Diodoro, secondo cui questo personaggio, temendo di dover render conto dell'opera propria e per evitare di condursi in senato si sarebbe finto cieco e sarebbe rimasto nelle sue case, mostra il nessun valore di quel pio racconto. È stato più volte osservato come molti anni dopo la censura del 312, ossia nel 296, si parli ancora di Appio Claudio come di uomo di Stato attivo e come di duce di eserciti. Non insistiamo però eccessivamente su quest'ultimi argomenti, poiché la cronologia della censura e dei consolati di Appio è molto incerta. Notiamo invece che non corrobora quel racconto la nota versione che costui diventato cieco fu pili tardi trasportato in Senato allorché pronunciò il celebre discorso contro la pace con Pirro. Nulla di strano che Appio nell'estrema sua vecchiaia frequentasse poco il Senato, così come si raccontava di Manio Curio, che da quel consesso sarebbe stato del pari richiesto di consiglio nei casi di somma necessità. (*) Nulla di più naturale che, come da Fabricio, il quale venne pure confrontato con Aristide, si facevano criticare le dottrine epicuree, che come Appio fu rappresentato quale un personaggio imbevuto delle dottrine pitagoriche,(2) cosi con il racconto, che sapeva dell'intervento di codesto cieco venerando nel Senato, si sia voluto imitare la ben nota storia disi leggono parecchi sacri racconti di codesto genere innalzati all'onore di storia. Ma nel caso nostro, ossia rispetto alla storia dei " tibicines „ di Roma, occorre soprattutto alla niente la ragione storica che si dava per cui nessun tibicine potesse penetrare nel tempio dell'eponimo di Tenedo, Diod. V, 83.
* I tibicines „ ed i cornicines „ nella costituzione cosi detta di Servio Tullio formavano separate centurie. La loro relativa importanza è dimostrata anche per età posteriori dal titolo di Aquino, CIL. X, n. 5393. La tradizione li considerava come uno dei quattro collegi più antichi attribuiti a Numa, Plut. Num. 17, 3; q. Rom. 55. Sull'ereditarietà dell'ufficio dei tf tibicini „ a Sparta, v. Herodot. VI, 60.
(*) Cic. Cat. Mai 16, 56.
(2) Cic. Taso. IV, 2, 4.
| |
Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
|
Pagina (710/795)
|
da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
Ercole Appio Claudio Potizì Appio Diodoro Appio Claudio Stato Appio Senato Pirro Appio Senato Manio Curio Fabricio Aristide Appio Senato Roma Tenedo Diod Servio Tullio Aquino Numa Plut Sparta Cic Cic Num Rom Herodot
|