Storia di Roma di Ettore Pais
THACCIE DI SACRE REDAZIONI
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Appio Claudio una simile fine, per aver mutato le pie norme della religione degli antichi, pare derivata da una fonte sacra, pontificia, ostile al casato dei Claudi. Con tale storiella si spiegò forse il cognome di " Caecus „ così come dall'epiteto * potes „ si trasse argomento a favoleggiare sulla leggendaria gente dei " Potizì „. (*)
XXVll ^1S92), p. 120 sq., ricaviamo che Appio fu invitato a comparire dal Senato. Lo stesso si diceva di Manio Curio, e Cicerone, Cat. Mai. 56, ove ciò narra, ricorda pure i u ceteri senes „ come Cincinnato, che erano stati chiamati u a villa in Senatum Occorre appena avvertire che quanto si racconta sul plebeo Latinio, recato nella Curia su di una lettiga è pura leggenda, v. s. p. 368.
fl Le dodici famiglie dei Potizì vanno forse messe in rapporto con i sacrifici dei dodici mesi dell'anno. Con racconti simili a base etimologica nell'Attica si dette vita a Bou^óyyjc; ed a ossia agli eponimi dei Bozugi, od ag-giogatori dei sacri boi, e dei Kerykes, vale a dire degli araldi.
La leggenda dei Pinarì, collegata del pari con il culto di Ercole come si ricava dalla stessa dichiarazione degli antichi, stava in rapporto con l'etimologia da Tisivav, Serv. ad Aen. Vili, 270. Un'etimologia di questo genere figura anche nella nota leggenda delle croste di pane, dei penati e di Enea. Che i Pinarì, i quali credevano discendere dal primo sacerdote di Ercole (cfr. Cic. de domo, 52, 134), fossero stati ricordati negli Annali Massimi risulta forse da Diodoro, IV, 21, 2. Sulle falsificazioni dei Pinarì ci mette sull'avvertenza lo stesso Cicerone, de divin. II, 21, 47, ove parla della statua " venerata „ di Pinario Natto sul Campidoglio colpita dal fulmine: * Nattae vero statua aut aera legum de caelo tacta quid habent observatum ac vetustum? Pinarii Nattae nobiles; a nobilitate igitnr pericu Imi], „ cfr. ih. I, 12, 19). Forse questa statua rappresentava il mitico Pinario primo sacerdote di Ercole, ovvero figlio di Numa, Plut. Xnm. 21, o quel Pinario che si faceva vivere al tempo di Tarquinio Superbo, Plut. comp. Lyc. et Num. 3, 11, (cosi di una vestale Pinaria si parlava già per il tempo di Tarquinio Prisco, Dion. Hal. III, 67).
E vero che i Fasti parlano dei Pinarì come di consoli nel 489 (con un lulio) e nel 472 (con un Furio), che un Pinario ricordano fra i " tribuni militimi consulari potestate „ sino dal 432 (con un Furio), nel 363 come maestro dei cavalieri, e che finalmente per il 430, Cicerone, d. r. p. II, 35, 60, rammenta un Pinario insieme ad un Papirio come censore. Ma è lecito domandarsi come mai, pur trovandosi ricordati Pinarì per età interamente storiche, il nome loro non si incontri più nei Fasti a partire dal 363. D'altro lato è ovvio osservare che l'intercalazione della legge attribuita ai consoli Pinario e Papirio del 472 è soggetta a gravi dubbi già sopra accennati (v. s. p. 635, n. 1) e che la legge sulla multa che Cicerone attribuisce ai censori del 430, dagli annali noti a Livio, IV, 30, era assegnata ai consoli di quell'anno L. Papirio e L. Iulio. Questa legge u de multarum aestimatione „ non pare più sicura di quella di analogo contenuto attribuita un ventennio prima ai pseudo consoli Aternio e Tarpeio (v. i passi citati
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (712/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
Claudio Claudi Caecus Potizì XXVll Appio Senato Manio Curio Cicerone Cat Cincinnato Senatum Occorre Latinio Curia Potizì Attica Bou Bozugi Kerykes Pinarì Ercole Tisivav Serv Aen Enea Pinarì Ercole Annali Massimi Diodoro Pinarì Cicerone Pinario Natto Campidoglio Nattae Nattae Imi Pinario Ercole Numa Plut Pinario Tarquinio Superbo Plut Num Pinaria Tarquinio Prisco Dion Fasti Pinarì Furio Pinario Furio Cicerone Pinario Papirio Pinarì Fasti Pinario Papirio Cicerone Livio Papirio Iulio Aternio Tarpeio Vili Cic Hal
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