Storia di Roma di Ettore Pais

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      (370 CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI A Li/ INTERV. DI PIRRO.
      La più antica letteratura storica, se prestiamo fede alle dichiarazioni degli antichi, avrebbe avuto principio solo al tempo della seconda guerra punica per opera di Fabio Pittore e di Cincio Alimento; tutto al piìi la storia contemporanea, non meno di alcuni miti vetusti, sarebbero stati raccontati dal campano Nevio. Tuttavia è nella natura delle cose che nessun fenomeno un poco complesso (ed il racconto delle vicende umane è adirittura tra i più complessi), sia sorto così di un tratto. Sebbene a noi non sia giunto il nome di nessun scrittore di vera e propria storia anteriore a Fabio Pittore od a Nevio, nondimeno si presenta spontaneo il sospetto che la narrazione delle gesta romane per l'età delle lotte con i Sanniti, in modo sia pure rudimentale, sia stata esposta da qualcuno dei personaggi che di tali avvenimenti furono contemporanei. I dubbi giustamente elevati intorno all'esistenza dell'orazione di Appio Cieco, la quale diventò forse famosa per i versi con cui Ennio si faceva interprete dei pensieri attribuiti a quell'uomo di Stato, non bastano a toglier del tutto peso alla dichiarazione degli antichi, ove parlano dell'attività letteraria di lui. Si può, per vero dire, revocare in dubbio il valore delle notizie con cui si accenna ai clipei aventi inscritti i titoli, ossia la sommaria indicazione delle gesta degli antenati del Cieco e collocati nel tempio di Bellona da lui eretto. È infatti naturale congetturare sia stato attribuito al fondatore del tempio ciò che si andò man mano compiendo dai Claudi nelle età successive.
      Zonara sia da leggere Màpxiog. La dichiarazione di Zonara che codesto Manio era di stirpe etnisca non trova nessun dato di conferma o di opposizione nelle tradizioni sulle origini dei Marci. E noto che i Marci pretendevano discendere da Numa e che con vanteria analoga a quella dei Papiri affermavano che il più antico pontefice creato da Numa sarebbe stato un loro antenato; i Marci anzi sarebbero discesi da Numa, come i Calpurni, i Pinarì, i Pomponi, Liv. I, 20; Dion. Hal. Ili, 36; Plut. Nuni. 21, versione che ben si comprende come potesse attecchire, ove si pensi alla celebrità del vate o dei vati Marci. Il nome dei Marci figura ad ogni modo con grande frequenza nelle inscrizioni etnische. Dò come esempio il seguente spoglio delle iscrizioni certamente etrusche, che ho fatto neiprimi sei fascicoli del CAE. del Pauli: 273. 274; 627, 777-779, 922, 927, 949, 962; 1047, 1050, 1085-1087, 1089, 1092, 1207, 1306, 1384, 1444, 1519, 1657, 2184, 2426-2434, 2436-2441, 2445-2447, 2449-2772; cfr. anche Fabretti, gloss. Iteti, p. 1119 sg.; Gamurrini, appendice, ind. p. 97; Deecke, die Falisker, p. 282.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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