Storia di Roma di Ettore Pais

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      CAP. Vili. - DALLA 11ESA DI NAPOLI ALL'iNTEHV. DI PlKliO.
      rintracciare le prime fasi della incipiente e balbuziente storiografia latina. Ma come le cronache del Villani furono precedute dal libro sulle gesta dei Troiani e dalla scrittura del notaio Sanzanome, cosi Fabio Pittore e Ciucio Alimento, non si rivelarono forse ad un tratto i primi imitatori della storiografia greca, ma furono preceduti da minori ed oscuri conati. Ne personaggi greci della seconda metà del IV secolo avrebbero chiamata Roma città ellenica, se in questa i germi della cultura ellenica non fossero stati favorevolmente accolti. (*) Ove, seguendo le teorie oggi generalmente accettate, si pensasse il contrario, si giungerebbe alla strana conclusione che la storiografia romana nacque di un tratto così come Minerva armata uscì dalla testa di Giove. Accogliendo l'opinione prevalente, non sapremmo nemmeno spiegare come, a partire dall'età sannitiche, alcuni tratti della storia nazionale si appalesino degni di fede. (2) La stessa tradizione, allorché parla di quei canti di guerra, con cui nei convivi o nel dì del trionfo si celebravano i guerrieri più gloriosi, oppure rammenta i versi profetici dei vati Marcì, accenna alle prime e più
      aveva nondimeno un contenuto pitagorico in grazia dei rapporti e dell'efficacia della piii antica dottrina pitagorica tarantina sugli uomini di Stato romani. Questa efficacia ebbe effetto sui Romani dal tempo di Appio Claudio e di Pirro sino a quello dei tarantini o pressoché tarantini Livio Andronico, Ennio e del brandisco Pacuvio. Come fu fatto notare, v. s. parte I, p. 22 sgg., dalla dottrina tarantina derivava molto di ciò che si soleva più tardi considerare istituzione nazionale anche rispetto ai culti. Da ciò nacque la teoria sui pretesi rapporti fra Numa e Pitagora (si pensi anche alla falsificazione dei libri di Numa). Perciò Cicerone, l. c., parlando di codesto carme pitagorico, notava: u inulta etiam sunt in nostris institutis dncta ab illis, quae praetereo, ne ea, quae repperisse ipsi putamur, aliunde didicisse videaniur „. Queste parole non paiono avere presenti tutti i critici, che oggi attendono a studiare le origini della religione, del diritto e della filosofìa romana.
      (*) Hkracl. Pont, apd Plut. Cam. 22, 2; cfr. le parole di Demetrio Po-liorcete (verso il 290? v. s. p. 296, n. 3), in cui ai Romani ricordava la loro ooyyéysia verso i Greci, Strab. V, p. 232 C.
      (2) Quanto ci è riferito sull'uso delle Olimpiadi o della cronologia -greca fra i sacerdoti romani per l'età di Pirro, Plin. NH, XI, 186 (v. oltre p. 682, n. 1), parrebbe confermare codesta ipotesi. Sull'efficacia degli storici sicelioti ed italioti sulla storia di Roma v. s. parte I, p. 15 sgg.; 142 sgg.; in questa parte II, v. ad es. p. 487 sgg.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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