Storia di Roma di Ettore Pais

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      ENNIO, FABIO PITTORE, CATONE, E GLI SCRITTORI ITALIOTI. 677
      a quella che v'è fra le parti di un dramma, tradiscono Yimmaginazione e l'arte di uu poeta. Ciò non parrebbe essere stato escogitato per la prima volta da un semplice narratore di sterili annali. Il pensiero correrebbe spontaneo a Fabio Pittore, che la gloria dell'aver fatto prigioniero il più fiero nemico dei Romani non poteva concedere ad un Papirio o ad un Cornelio, e che narrando le gesta del suo popolo, ben lungi dal rinunziare ai lenocini dell'arte, ricorreva ai modelli degli Elleni e scriveva nella lingua di costoro. (*) Operando in tal modo Fabio Pittore seguiva le tradizioni della sua casa, dacché egli discendeva da quel Fabio Pittore, console nel 269, che disprezzando i pregiudizi dei suoi connazionali, non arrossiva nel valersi del pennello non meno della spada, e che le gesta sannitiche aveva dipinto nel tempio della dea Salute. (2)
      Altre circostanze ci fanno però comprendere che, seppure il vecchio Fabio Pittore riferì in parte codesto racconto, alcuni elementi di esso parrebbero doversi ricondurre ad una fonte italiota e forse allo stesso poeta di Rudie. L'episodio relativo al saggio Erennio Ponzio, che noi leggiamo nei libri di Livio, si trova incastrato in una narrazione che tradisce rimaneggiamenti di età assai recente, ina che doveva da principio far parte di un racconto più antico di origine tarantina. Quanto si narra sulla saggezza di codesto personaggio non è infatti isolato. Esso, a parte i contatti già notati con le vicende di Timoleonte, va messo a fianco di quanto dal vecchio Catone era riferito a proposito del colloquio che il padre di Ponzio, verso il 349 a. C., avrebbe avuto a Taranto con Archita e Platone. Tutto fa pensare che codesto colloquio non sia mai stato tenuto. Ma Catone diceva di averlo appreso nella sua giovinezza a Taranto da un filosofo di quella città, il quale alla sua volta affermava aver ciò udito dai più vecchi. Codesto racconto, nella peggiore delle ipotesi, è una di quelle molte invenzioni con le quali i Tarantini cercavano provare che i Sanniti erano loro fra-
      *) Si pensi alla poetica ed estesa leggenda di Romolo narrata da Fabio Pittore sulla fede di Diocle di Pepareto, v. Plut. Rom. 3, 1.
      o V. s. p. 580, n. 6.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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